Trento / Evento

Caso Forti, in molti alla presentazione del libro "Le bugie di Chico"

Ieri sera, 3 ottobre, a Trento l'incontro con l'autore del volume, il criminologo Marco Strano, che analizza la vicenda dell'ergastolano (rientrato in Italia dopo oltre vent'anni) e approva l'operato di investigatori e giudici americani (attirandosi le critiche di amici e parenti del condannato)

POLEMICA Lo zio Gianni attacca i contenuti del libro, Unarma risponde
IL LIBRO L'autore è un criminologo, ex carabiniere
IL RITORNO Sotto casa a Cristo Re centinaia di persone
SINDACATO "Subito in permesso, che amarezza, due pesi e due misure"
LE PAROLE Forti: "Da oggi per me cambia tutto, devo ringraziare molti"

TRENTO. Folto pubblico, ieri sera, per l'attesa presentazione del libro "Le bugie di Chico. Un ergastolano che ci ha ingannati tutti per vent’anni" del criminologo Marco Strano, organizzata da Unarma (Associazione sindacale carabinieri) e moderata da Cristina Sartori.

Tutto tranquillo, malgrado le tensioni dialettiche dei giorni precedenti, con le voci critiche di chi, in primis i familiari e gli amici di Forti, non ha gradito il contenuto del libro dedicato all'imprenditore trentino condannato all'ergastolo oltre vent'anni fa per omicidio negli Usa e dal maggio scorso trasferito in carcere in Italia.

Lunga coda fuori e nella sala gremita dell'NH Hotel, al quartiere delle Albere, non c'è stato spazio per tutti coloro che volevano ascoltare l'autore del volume di 290 pagine che ha la prefazione firmata dal generale Luciano Garofano, già comandante del Ris di Parma.

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Il libro analizza la vicenda processuale di Forti e la condanna all'ergastolo per l'omicidio dell'uomo d'affari Dale Pike. Una condanna che secondo l'analisi svolta da Marco Strano, ex ufficiale dei carabinieri, fu giusta e motivata.

Il criminologo ritiene, insomma, che la campagna innocentista per Chico Forti non sia suffragata da elementi emersi nelle indagini. Ciò, precisa, senza nessuna volontà di accanirsi nei riguardi del condannato, ma in difesa dell'operato degli investigatori americani.

Come noto, di parere totalmente opposto sono non solo lo stesso Forti, che anche dopo il ritorno in Italia (accolto a Ciampino dalla stessa premier Giorgia Meloni - non senza successive polemiche - e poi trasferito nel carcere di Verona) ha continuato a proclamersi innocente, ma anche dei molti che sostengono le sue ragioni in Trentino e non solo.

Gianni Forti, zio di Chico e da sempre in prima linea nella battaglia innocentista, aveva bollato l'appuntamento con la presentazione del libro come «una provocazione».

In un comunicato dei giorni scorsi Unarma sosteneva Marco Strano e il «coraggio dimostrato nell'affrontare un tema così controverso come il caso di Chico Forti».

«Esprimiamo piena solidarietà al nostro direttore del dipartimento di psicologia militare e di polizia di Unarma, Marco Strano, per il coraggio dimostrato nell’affrontare un tema così controverso come il caso Chico Forti. Il suo libro, “Le bugie di Chico – Un ergastolano che ci ha ingannati tutti per vent’anni”, non ha alcuna finalità di lucro essendo gratuito e direttamente scaricabile dal web, e che solleva interrogativi profondi su un caso che ha diviso l’opinione pubblica per due decenni», scrive l'associazione.

Il volume di Strano, realizzato con il contributo di Thomas Bisaschi, Ursula Franco, Claudio Giusti, Jasna Legisa, Lucia Codato, Andrea Ciocca e Pasquale Castronuovo, si apre con una precisazione significativa: "Questo libro è stato da noi realizzato ba- sandoci sulla documentazione originale del processo, su informazioni provenienti da operatori di polizia della Florida, su fonti aperte statunitensi, recandoci nei luoghi pubblici interessati all’omicidio di Dale Pike e attraverso interviste con persone che all’epoca dei fatti sono state coinvolte a va- rio titolo nella vicenda".

Nella prefazione, il generale Garofano scrive fra l'altro: "(...) Ma siamo sicuri che la presunta estraneità di Chico Forti, così fortemente sostenuta dalla maggioranza delle persone, anche attraverso la realizzazione di programmi televisivi ad hoc e di libri esclusivamente dedicati al caso, sia il risultato di uno studio approfondito degli Atti? O siamo le vittime di quello strano (e pericoloso) fenomeno sociale che si concretizza come un processo di condizionamento collettivo, già definito da Leonardo Sciascia su El Pais, circa 40 anni fa, in un articolo pubblicato nel 1987: «Quando l’opinione pubblica appare divisa su un qualche clamoroso caso giudiziario - divisa in “innocentisti” e “colpevolisti” - in effetti la divisione non avvienesulla conoscenza degli elementi processuali a carico dell’imputato o a suo favore, ma per impressioni di simpatia o antipatia. Come uno scommettere su una partita di calcio o su una corsa di cavalli». (...)  È un libro che finalmente fa chiarezza sul caso di Enrico “Chico” Forti e spazza via tutti coloro che fino a oggi hanno ingannato l’opinione pubblica".

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