L'uomo colpito dall'orso: «Mi ha spinto e poi mi ha tenuto fermo qualche secondo, non va abbattuto»
Parla la persona protagonista dell'incontro ravvicinato: «Me lo sono sentito arrivare alle spalle, mi sono gettato a terra mentre continuava a spingere con le zampe. Poi se n'è andato: se mi avesse preso a zampate non sarei qui a raccontarlo, i graffi me li ha fatti mentre mi bloccava»
IL FATTO Colpito da un orso nel Bleggio, Lav: serve perizia sulle ferite
PUNTO Orsi, riparte il solito muro contro muro tra Provincia e animalisti
CONSIGLI Cosa fare per evitare gli incontri o per difendersi
LAV "Forse bastava un campanello per evitare l'incontro"
TRENTO. «Paura? Certo, sentirsi la zampa di un orso sulla schiena per tanti secondi non è bello. Ma è andata bene e c'è un'altra cosa che mi ha dato più fastidio: leggere subito che si parla di abbattimenti».
Chi non si è certo abbattuto, dopo l'incontro di sabato pomeriggio nei boschi sopra Rango, è il trentatreenne operaio comunale che è stato colpito alle spalle dall'animale.
Dopo un paio di giorni, dopo aver parlato dell'accaduto unicamente con la moglie, i familiari, gli amici, i forestali, ha deciso di raccontare quei momenti anche alla stampa. Perché non gli è andato giù vedere subito il dito puntato contro l'orso. Un uomo di buon senso, un uomo di montagna («nei boschi ci vivo da sempre») che con due parole mette al loro posto ogni estremismo.
Quello del grilletto facile di chi sparerebbe e basta, senza soppesare contesto, portata dell'attacco, pregressi dell'animale. E quello degli animalisti, che da sabato danno al trentatreenne del bugiardo, del mitomane, addirittura della comparsa in azione per conto della Provincia «per farne fuori un altro».
Lui, il trentatreenne, semplicemente accetta di essere incappato in qualcosa che rientra nello spettro del possibile, è grato a sé stesso di essere riuscito a fare quel che doveva e all'animale di essersene andato in fretta. E non sta lì tanto a ricamarci su. Con le idee chiare.
«Mi ha dato molto fastidio, devo dire, sentire che l'orso sarà abbattuto quando ancora praticamente stavo rientrando a casa».
Ora le diranno che è pro orso e che da vittima non è accettabile.
«Ne hanno dette di cose in questi giorni... Che mi ero inventato tutto, che sono i graffi di un gatto. Io posso solo dire che non sono né pro orso né anti orso. So solo che è successa una cosa che può succedere e mi è andata bene. In fondo ero io in casa sua e non ha fatto niente di anomalo, per quello sono infastidito da chi giunge a conclusioni affrettate».
Ecco, partiamo dal "cosa ha fatto".
«L'orso? Io me lo sono sentito arrivare alle spalle. Cioè, ho capito dopo che era un orso quando l'ho visto, perché inizialmente mi sono solo sentito spingere alle spalle e ho pensato a una persona. Poi mi sono voltato e mi sono gettato a terra, anche perché stava continuando a spingere con le zampe. Poi con una mi ha tenuto fermo a terra per qualche secondo, eterno, saranno stati dieci ma non finivano più. Poi se n'è andato, ho aspettato un po' a muovermi per essere sicuro che non ci fosse più e sono corso a chiedere aiuto».
In tanti hanno ironizzato sui graffi.
«Se mi avesse preso a zampate non sarei qui a raccontarlo, i graffi me li ha fatti spingendomi a terra e poi mentre mi teneva fermo, anche se vi assicuro che i vestiti hanno dei begli squarci. Poi ognuno dica quello che crede, a me è successo così e non vedo motivo di farci polemiche».
Hanno pure detto che lei a quell'ora non doveva essere nel bosco.
«E pure che era buio, cosa del tutto fasulla. Altra cosa che mi ha dato molto fastidio. Stava smettendo di piovere, aveva piovuto da ore. Ma uno che vive in montagna potrà andare a fare due passi sopra il paese dopo essere stato chiuso in casa per ore senza rendere conto a nessuno? Anche perché ero davvero a dieci minuti dal centro di Rango, che in zona ci sono gli orsi è risaputo, ma non pensavo certo di ritrovarmelo lì. Ma comunque, ripeto, ero nel bosco, è ad ogni modo casa sua. E successo, fine. Non l'avevo mai visto né incontrato prima, ora l'ho incontrato».
In montagna ha sempre vissuto, diceva.
«Io sono nato in Piemonte, faccio il boscaiolo. Ho vissuto per qualche anno nel Varesino e poi con mia moglie e le figlie abbiamo deciso di trasferirci qui, ad aprile. Piemonte, Lombardia o Trentino, sempre in montagna ho vissuto e lavorato. Ora per qualche mese ho un contratto come operaio con il Comune di Bleggio Superiore per sostituire un dipendente infortunato, ma lavoravo prima e lavorerò poi come boscaiolo. Non vedo come quello che è successo possa farmi cambiare abitudini».