Trento / Giustizia

«Traian Calancea non è morto per il vaccino»: disposta l'archiviazione

Lo studente-lavoratore di 24 anni fu trovato senza vita in casa a Gardolo il 20 ottobre 2021. Secondo gli esperti, «la rottura dell'aneurisma è riconducibile alla costante sollecitazione» dovuta agli intensi allenamenti cui il ragazzo, già agonista di kick boxing, si sottoponeva

TRAGEDIA Traian Calancea morì il 20 ottobre 2021 a 24 anni per un'emorragia cerebrale

di Marica Vigano'

TRENTO. Traian Calancea non è morto a causa del vaccino contro il Covid. Il 24enne, studente-lavoratore iscritto alla facoltà di economia, fino a tre giorni prima del decesso aveva sottoposto il proprio fisico ad un'attività sportiva intensa: per il collegio dei periti «la rottura dell'aneurisma è riconducibile alla costante sollecitazione ipertensiva cui il giovane esponeva il suo organismo da anni».

Gli specialisti - un medico legale, un anatomopatologo ed un infettivologo - chiamati a valutare il quadro clinico pregresso e ad analizzare gli esiti dell'autopsia hanno rilevato nei tessuti della vittima «l'assenza di quantità rilevabile di proteina spike», proteina vaccino-indotta.

La conclusione è che «non si riscontra un nesso causale tra la profilassi vaccinale e il decesso» del giovane Traian. Il caso è archiviato.

A chiedere che si facesse luce sulla morte di Traian, trovato senza vita nella sua abitazione a Canova di Gardolo la sera del 20 ottobre 2021, è stata la madre Svetlana Rosla: la donna, che si è affidata all'avvocata Renate Holzeisen, ricorda che il figlio si era sottoposto alla vaccinazione contro il Covid dieci giorni prima della sua improvvisa scomparsa. Il dubbio è che ci fosse un nesso causale fra l'obbligo vaccinale, l'inoculazione del farmaco Pfizer e il decesso.

La procura di Trento nell'estate 2022 aveva chiesto l'archiviazione sulla base dell'esito della perizia presentata dagli esperti incaricati dalla procura stessa, ma il giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli aveva disposto ulteriori accertamenti. Nel frattempo era stata presentata nuova documentazione da parte dell'avvocata Holzeisen.

Ad una seconda richiesta di archiviazione si era nuovamente opposta la famiglia di Traian Calancea, ma questa volta è stata messa la parola fine al procedimento: il giudice Borrelli ha disposto l'archiviazione e ordinato la restituzione degli atti alla procura. Traian Calancea era un ragazzo sportivo.

Aveva praticato kick boxing fino circa all'età di 19 anni - anche a livello agonistico, con relativi incidenti di percorso, ad esempio colpi in faccia o traumi alla spalla - per poi dedicarsi con gli amici al calisthenics, ossia ad esercizi a corpo libero.

Il giovane soffriva da tempo di mal di testa. Dall'autopsia è emerso che il decesso è ascrivibile ad aneurisma con un grave quadro di edema polmonare. Il malore è stato acuto, al punto da impedire al giovane Traian di chiedere aiuto.

Inoltre - evidenzia la perizia - la ricerca della proteina spike vaccino-indotta è risultata ovunque negativa: impossibile dunque attribuire alla presenza della proteina spike e ad una ipotetica reazione degli anticorpi un ruolo causale in merito alla rottura di una preesistente lesione vascolare alla testa.

Il collegio dei periti osserva che «in assenza di quantità rilevabile di proteina spike» nei tessuti esaminati è una «pura ipotesi non supportata da dati documentati» che il vaccino abbia causato una reazione - con esito fatale - nell'organismo del giovane.

Dunque l'aumento di pressione che ha determinato la rottura dell'aneurisma è da ricondurre ad una sollecitazione dovuta ai costanti allenamenti del giovane, che aveva un passato da agonista e che fino a tre giorni prima del decesso continuava comunque a praticare un'intensa attività fisica.

Per i periti risulta quindi «inconsistente» l'associazione del decesso con l'avvenuta vaccinazione.

«Attendiamo di leggere il provvedimento per poi fare le nostre valutazioni - sottolinea l'avvocata Holzeisen, ribadendo la propria posizione - Lo Stato ha imposto un trattamento sperimentale e non si vuole assumere la responsabilità di andare in fondo alla questione. Una questione che è evidente».

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