Carcere di Trento, il garante dei detenuti: “Nel corso del 2024 raggiunte più volte le 380 presenze”
Sempre più le donne presenti. Preoccupa la carenza dell'organico, in particolare di agenti di polizia penitenziaria. Nell'ultimo anno nella casa circondariale di Trento sono diminuiti gli atti di autolesionismo
TRENTO. Nel 2024 nella casa circondariale di Spini di Gardolo sono state toccate più volte punte di 380 persone presenti, con una crescita significativa in particolare delle donne presenti, che sono arrivate a raggiungere recentemente la cifra record di 53. I dati sono stati portati all'attenzione dei consiglieri provinciali e della stampa dalla garante provinciale dei diritti dei detenuti Antonia Menghini.
Preoccupa anche la carenza dell'organico, in particolare di agenti di polizia penitenziaria. Positivo però - ha sottolineato Menghini - il recente arrivo di cinque nuovi funzionari giuridico-pedagogici. Dal novembre 2023 manca invece un ragioniere di cassa contabile stabile. Nell'ultimo anno nella casa circondariale di Trento sono diminuiti gli atti di autolesionismo e i tentativi di suicidio: i primi sono stati 23, i secondi cinque (fino a fine ottobre 2024).
Nel 2021 si era raggiunto un picco di 90 atti di autolesionismo e 16 tentativi di suicidio, nel 2022 erano stati 75 gli atti di autolesionismo e 12 i tentativi di suicidio, mentre nel 2023 ci sono stati 84 atti di autolesionismo e cinque tentativi di suicidio. Un altro punto segnalato dalla garante dei diritti dei detenuti sono i disagi psichici tra le persone presenti in carcere. Nel primo semestre 2024 erano 83 (65 uomini e 18 donne) le persone con diagnosi psichiatriche maggiori, di cui 21 in doppia diagnosi.
Domani in Consiglio provinciale potrebbe esserci la nomina del nuovo Garante dei diritti dei detenuti, organismo incardinato presso l'ente consiliare. Questa mattina dunque la titolare uscente, la professoressa Antonia Menghini, ha voluto relazionare sugli ultimi mesi di attività e sulla situazione carceraria in Trentino. Ad accoglierla a palazzo Trentini è stata la vicepresidente del Consiglio provinciale, Mariachiara Franzoia, che ha evidenziato la delicatezza e importanza di questa figura istituzionale posta a tutela delle persone che non hanno voce. In sala Aurora erano presenti anche la direttrice del carcere trentino, il dirigente della polizia penitenziaria, il garante dei diritti dei minori, i consiglieri provinciali Calzà, de Bertolini (promotore della mozione consiliare che chiede autonomia Pat proprio nel campo dell'assistenza ai detenuti), Parolari, Valduga e Zanella e l'assessore provinciale Mario Tonina.
Il quadro tracciato dalla garante rimane molto grave, per riflesso dello stato in cui versa il settore a livello nazionale. Mancano risorse finanziarie adeguate; è drammatico e desolante il dato dei suicidi e degli atti di autolesionismo dentro le strutture detentive. È necessaria - ha affermato Menghini - una maggiore presenza delle istituzioni dentro la casa circondariale di Spini di Gardolo, la stessa magistratura di sorveglianza deve venire più spesso nel carcere e toccare con mano le situazioni. "Inesorabile" è stata definita la lenta crescita del numero di ospiti della struttura trentina e dei detenuti in Italia, con positive flessioni storiche solo dopo la sentenza Torreggiani di condanna dell'Italia da parte della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e poi per effetto della pandemia.
Menghini ha definito "improvvida" la riforma della media sicurezza del 2022 e ha poi severamente criticato il modello di custodia chiusa (nelle celle), che impedisce ai detenuti di muoversi nei corridoi di sezione. L'offerta trattamentale - ha poi annotato - è troppo ridotta e questo è un gravissimo autogol per la società civile, nella quale grande parte dei detenuti tornerà inevitabilmente in tempi non lunghi. Altro problema: il frequente invio a Trento di soggetti particolarmente problematici, "sfollati" da altri istituti di pena. La garante ha invocato più misure alternative al carcere e più ascolto dei detenuti, ha poi anche espresso preoccupazione per alcuni aspetti della normativa sicurezza in elaborazione in Parlamento ("si lasci ai detenuti la dignità di poter esprimere pacificamente i loro motivi di protesta").
A bilancio finale della propria esperienza nel ruolo, Menghini ha detto che s'è trattato di un lavoro molto faticoso anche sul piano psicologico, spesso purtroppo frustrante per le tante occasioni in cui alle segnalazioni o richieste del garante è seguito il silenzio delle autorità preposte. "A chi verrà dopo di me - ha detto - raccomando lo spirito di servizio e di proseguire nel quotidiano lavoro di confronto diretto con le vite umane costrette alla situazione detentiva".
Al termine delle relazioni l'assessore Tonina ha voluto esprimere l'apprezzamento per il lavoro svolto dalla garante in questi anni, assicurando l'attenzione del governo provinciale per le necessarie politiche di assistenza e vicinanza alla condizione dei detenuti nel carcere trentino.