Economia / Politica

Il segretario del Pd contro Spinelli: «Basta fondi a pioggia a turismo e campi»

Il democratico: “Cento milioni di euro all’industria? Cita numeri a caso. Si aggrappa ai numeri come un ubriaco al palo della luce per restare in piedi. Ma la sua narrazione non regge, manca una politica economica in questa provincia”

di Chiara Zomer

TRENTO. «L'assessore Achille Spinelli si aggrappa ai numeri come un ubriaco al palo della luce per restare in piedi. Ma la sua narrazione non regge, manca una politica economica in questa provincia». Il segretario provinciale del Pd Alessandro Dal Ri cita Romano Prodi, per attaccare l'assessorato allo Sviluppo economico. E sbotta: «Non fanno che garantire fondi senza condizionalità e in modo arbitrario a turismo e agricoltura, senza indicare una direzione di sviluppo».

Dal Ri si inserisce nel dibattito di questi giorni, dopo l'approvazione del Bando Qualità, a sostegno di investimenti in turismo e commercio. Un bando che, rivendica Spinelli, ha per la prima volta inserito il concetto di vincoli di tipo contrattuale. La critica è arrivata quasi immediata da parte dei sindacati, che hanno accusato la giunta di pensare più al turismo che la manifattura, che pur garantisce i salari migliori. E una richiesta di sostegno alla manifattura è arrivata anche dal presidente di Confindustria Lorenzo Delladio. Infine, la replica di Spinelli: all'industria sono garantiti fondi, la polemica non ha sostanza. Non è d'accordo Dal Ri.

Con ordine. La giunta provinciale ha appena annunciato due bandi qualità da 10 milioni di euro l'uno e altri circa 100 milioni sull'industria nel prossimo bilancio. Cosa non va in questo ragionamento?

«La loro narrazione è che spingono sull'innovazione, fanno investimenti, raccontano la realtà con grandi parole, citano numeri spesso a caso, ma poi ti giri e sul tavolo della giunta c'è l'assessore al Turismo Roberto Failoni che ha avuto fin qui una gestione dell'ambito turistico molto generosa, senza grandi vincoli e molto spesso arbitraria. Dall'altra vedi quello che hanno fatto con l'agricoltura, sempre contributi senza vincoli, che quindi non permettono di indirizzare i settori nelle direzioni che si decidono essere strategiche».

Contesta i contributi.

«Ma prima ancora della quantità di soldi, che comunque viene fatta in questo modo, quindi a pioggia, io contesto il modo. Perché spesso non si capisce perché si decide di investire in questi fondi. Fare politica economica significa avere un'idea di dove si vuol portare l'economia dei prossimi 5, 10, 20 anni, e quindi su quali filoni si intende investire. Non solo aiutare economicamente, ma anche costruire un sistema, che vada dalla ricerca all'università, passando dalle scuole professionali, dai sindacati, da tutti i soggetti potenzialmente coinvolti. E questo non esiste. Nonostante le parole altisonanti di Spinelli, ciò che sta succedendo davvero è un'altra cosa».

Lei parla di filoni di investimento e di immaginare il Trentino tra 20 anni. Qualche idea?

«Una delle cose su cui ha un senso puntare è senza dubbio l'intelligenza artificiale, tema su cui si svilupperà tanta economia. E poi c'è il settore biomedico, noi abbiamo Cibio, abbiamo il progetto del nuovo ospedale con l'opportunità di costruire un'economia attorno alla ricerca in particolare in questo settore. Di sicuro dovremmo trovare le direttrici, come fecero negli anni Novanta, quando identificarono l'informatica, come settore cardine, creando la facoltà. Ancora oggi stiamo vivendo su quelle scelte, che col tempo si rivelarono lungimiranti».

Quindi ricerca, soprattutto.

«No, serve anche un grande piano di trasferimento tecnologico. Da quando è saltato Trento Rise non si fa abbastanza su questo terreno. Certo, c'è Hit, ma è un ente buttato là, semi abbandonato dalla Provincia, che quindi non è messo in condizioni di essere incisivo come dovrebbe. Invece bisognerebbe riuscire a innestare tutti i settori, con capacità di fare vero trasferimento tecnologico, cercando al contempo di trattenere quella che è ormai una continua fuga di cervelli. E qui si gioca il tema delle start up».

Gli ultimi dati le davano in calo, dopo anni di risultati molto brillanti.

«Soprattutto, il problema più grande che dobbiamo affrontare è che arrivano ad un punto della loro crescita e scappano. Se è così, è evidente che qui manca quell'ecosistema che le porta a rimanere. Ecco, rispetto alla narrazione di Spinelli per cui noi viviamo di innovazione, assistiamo ad una dinamica economica opposta. Spinta, lo ripeto, da finanziamenti a pioggia dati in modo arbitrario».

Quei contributi non v piacciono. Eppure Spinelli insiiste sul fatto che sono stati messi vincoli.

«Noi chiediamo maggiore condizionalità un po' in tutti i settori, anche nel turismo e nell'agricoltura, al momento sovvenzionati in modo francamente leggero e spesso arbitrario».

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