Affari e politica, ora è necessario fare chiarezza sulla «zona grigia» che in Trentino pensavamo non esistesse
Il commento del direttore dell’Adige dopo il terremoto giudiziario che ha investito Riva del Garda, Arco e sta sconvolgendo Bolzano
TRENTO. Associazione per delinquere, turbativa d'asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa, corruzione, induzione indebita, rivelazione di segreti d'ufficio, omissione di atti d'ufficio. Vengono quasi i brividi a leggere, uno dietro l'altro, i principali reati contestati ad imprenditori e politici trentini ed altoatesini nella maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Trento, e che rischia di diventare una nuova pagina di storia degli intrecci tra affari e politica, tra controllati e controllori, tra professionisti e funzionari pubblici che si sperava fossero un modus operandi del passato e non certo del presente, e non certo in Trentino. Il quadro accusatorio presente nelle quasi cento pagine dell'ordinanza di custodia cautelare è molto pesante, e soprattutto disegna una situazione di rapporti tra economia e politica dove saltano prima di tutto i confini tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, tra diritti e doveri pubblici, raccontando una gigantesca «zona grigia» dove a vincere sono solo gli affari. E su cui deve essere fatta chiarezza.
Certo, al momento si tratta di un'ipotesi accusatoria, e dobbiamo ribadire il profondo rispetto nei confronti del lavoro dei magistrati che dovranno ora analizzare tutte le prove raccolte dagli investigatori. Ma il dettaglio di circostanze, di incontri, di intrecci di rapporti è tale che almeno dal punto di vista dell'etica non si può rimanere indifferenti.
L'inchiesta della Direzione antimafia rischia di diventare un pesante macigno sulle ormai imminenti elezioni comunali in tutto l'Alto Garda. La sindaca di Riva Cristina Santi è agli arresti domiciliari, i sindaci di Arco e Dro (Alessandro Betta e Claudio Mimiola) risultano iscritti sul registro degli indagati. Al di là dell'accertamento delle responsabilità personali, è indubbio che la campagna elettorale nei tre Comuni sarà fortemente condizionata da quanto accaduto, considerando che ci sono anche altri assessori coinvolti e pure un ex parlamentare di peso (nonché già primo cittadino di Dro) come Vittorio Fravezzi.
Ci sono questioni urbanistiche che rischiano di essere rimesse completamente in discussione (pensiamo al nodo relativo al futuro dell'area ex Cattoi a Riva, ma anche a quello sull'hotel Arco), e c'è probabilmente da accendere un faro sulla delicata questione dei finanziamenti ai partiti, soprattutto nelle campagne elettorali. Una parte dell'inchiesta della Procura di Trento ha puntato l'attenzione proprio sui tentativi di aggirare la norma per evitare di rendere effettivamente pubblici i nomi di finanziatori che hanno numerosi intrecci con gli interessi urbanistici della zona, proprio per evitare di alimentare sospetti di potenziali connivenze. Un duro colpo alla credibilità della politica che rischia di tramutarsi in un ulteriore, drammatico aumento della percentuale di astensioni alle urne, percentuale che già ora è diventata altissima anche in Trentino.
Una considerazione va poi fatta sulla rapidissima ascesa del tycoon austriaco Renè Benko, che nel giro di pochi anni ha creato maxi compendi immobiliari in molti angoli d'Europa con una ricchezza arrivata quasi all'improvviso e che altrettanto velocemente è finita col rischio di lasciare enormi "scheletri di cemento" in eredità.
A Bolzano le attività di Benko erano state rilevate appena in tempo per scongiurare un default, ma restano gli interrogativi su una politica che si affida a patrimoni che sono sembrati piovere dal cielo.Quello che si chiede ora è che l'inchiesta possa dare delle risposte in tempi brevi. Il quadro accusatorio è talmente pesante (nei reati ascritti) e gigantesco (nel numero delle persone arrestate ed indagate, rispettivamente nove e settantasette) che ci aspettano mesi di accuse, attacchi, polemiche che già si preannunciano infinite.
Vanno accertate le eventuali responsabilità ma nel contempo vanno anche individuati i profili di chi invece reati non ne ha commessi, perché l'inchiesta è talmente ampia nella sua portata che pure gli episodi contestati sono moltissimi, e molto diversi tra loro. Serve la massima chiarezza, ed estirpare quella «zona grigia» che in Trentino si sperava esistesse più.
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