Il Pd sulle indagini della Procura: «Un quadro gravissimo, si faccia luce»
Ieri direttivo urgente: «L'ex sindaco di Riva del Garda, Mosaner, vittima di un'azione intimidatoria»
INCHIESTA Intrecci fra imprenditoria e politica in Trentino Alto Adige
IL CASO Inchiesta su affari e politica: accuse pesanti e reazioni
DEGASPERI «Le cronache confermano: monoblocco di gestione del potere»
TRENTO - Nella maxi inchiesta della Procura sono coinvolti, a vario titolo, anche alcuni esponenti del Partito Democratico del Trentino. Si tratta in particolare di Luca Zeni, Alessandro Betta e Adalberto Mosaner. Così già ieri sera la direzione del partito, con in testa il segretario Alessandro Dal Ri, si è riunita per analizzare la situazione.
«Accogliamo con profonda preoccupazione le notizie relative all'inchiesta - hanno dichiarato i vertici Dem al termine dell'incontro -. Le accuse di associazione a delinquere con aggravante del metodo mafioso, corruzione, finanziamento illecito ai partiti e altri reati contro la pubblica amministrazione dipingono un quadro gravissimo, che impone a tutti i soggetti coinvolti, compreso il nostro partito, la massima trasparenza e collaborazione con la magistratura per fare piena luce sui fatti».
Ancora: «Tra i danneggiati, a Riva, c'è anche il partito democratico e la sua azione politica, con i propri amministratori che sono stati sottoposti ad un'azione intimidatoria che ha visto coinvolto il sindaco Mosaner, vittima di azioni giudiziarie temerarie e di una campagna diffamatoria da parte di alcuni dei soggetti sottoposti a misure cautelari.
Per quanto riguarda il coinvolgimento di amministratori del Pd, attuali o passati, ribadiamo la nostra fiducia nel lavoro della magistratura e sottolineiamo il principio di presunzione di innocenza fino a prova contraria.
Tuttavia, riteniamo indispensabile che chiariscano al più presto la propria posizione nelle sedi opportune, a tutela di loro stessi e dell'onorabilità del partito».
Infine: «Abbiamo sempre posto al centro della nostra azione politica i valori di legalità, trasparenza e rispetto delle istituzioni. Proprio per questo, qualora dovessero emergere responsabilità che contraddicono tali principi, non esiteremo a prendere i provvedimenti necessari per salvaguardare l'integrità del nostro operato e il rapporto di fiducia con i cittadini».
Prima del direttivo, a caldo appena ricevuta la notizia, c'è la reazione di Michela Calzà, consigliera provinciale Pd e di fatto unica esponente politica della Busa in piazza Dante. «È sconvolgente: se tutto verrà confermato stiamo parlando di uno scandalo di dimensioni enormi. E non si può non pensare agli anni Novanta e all'inchiesta di Tangentopoli, che coinvolse politica e imprenditoria».
Calzà, nata ad Arco, consigliera comunale per due mandati ad Arco e per uno a Dro, ma anche assessora in Comunità Alto Garda e Ledro, conosce perfettamente quel territorio e la sua paura è legata anche agli effetti per il futuro: «È un colpo alla credibilità delle amministrazioni, ma anche all'immagine del nostro territorio. Leggo di una vera e propria rete e non riesco a capacitarmene. Spesso discutiamo sull'astensionismo, sul distacco tra cittadini e politica, e lavoriamo per riportare quella indispensabile fiducia nelle istituzioni. Poi accadono questi fatti».
Sorpreso dalle notizie anche il consigliere Alessio Manica, che prima di recarsi al direttivo Dem spiega: «Siamo basiti per le dimensioni dell'indagine, dei numeri così vasti sono davvero sorprendenti. Il coinvolgimento del Pd? Ho fiducia che tutto si possa risolvere per i nostri esponenti. Se il quadro accusatorio verrà confermato, ne esce un'idea di un mondo economico che si accosta a quello politico in maniera incompatibile».