Gli hotel solandri in mano alla mafia, per Failoni «Un caso isolato», per Fugatti: «Tenere alta la guardia»
L’inchiesta della magistratura calabrese dimostra l’infiltrazione nel nostro sistema, ma l’assessore provinciale ci tiene a fare un distinguo. In Calabria un patrimonio da 11 milioni di euro
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ANALISI Le mafie puntano sul turismo
VERMIGLIO. La politica trentina si ritrova attonita di fronte al nuovo pentolone scoperchiato dall’ennesima iniziativa della magistratura che ha disposto la chiusura di tre alberghi trentini al Tonale per infiltrazioni mafiose, dimostrando che il Trentino è diventato territorio appetibile per le cosche criminali, attirate dalla ricchezza presente. Ieri Maurizio Fugatti, presidente della Giunta provinciale, impegnato in consiglio provinciale, ha dichiarato che la vicenda dimostra che «i controlli servono. Purtroppo non è la prima volta, ma si dimostra che ci sono gli anticorpi».
Per Fugatti questa vicenda dimostra anche che «dobbiamo tenere sicuramente alta l'attenzione». Il presidente è preoccupato, «ma siamo confortati dal fatto che ci siano stati degli interventi».
Insomma, una forte preoccupazione che traspare dalle sue parole, ma c’è anche la rassicurazione dovuta al fatto che la magistratura sta vigilando. Anche l’assessore provinciale al Turismo, Roberto Failoni, si è fatto sentire con una nota ufficiale: «Come assessore al turismo esprimo la massima fiducia nell’operato della magistratura. L’indagine che ha portato alla chiusura di tre strutture al Passo del Tonale è certamente un fatto grave che seguiamo con attenzione. Va però sottolineato che si tratta di un caso isolato che non rispecchia la realtà del turismo trentino. Il nostro sistema turistico - dice Failoni con convinzione - si basa su migliaia di imprenditori onesti che ogni giorno lavorano con professionalità e trasparenza per garantire l'eccellenza dell’ospitalità trentina». E quindi che succede ora? La Provincia assicura, dice Failoni, attenzione: «Come Provincia continueremo a collaborare con tutte le autorità competenti per tutelare il buon nome del nostro territorio».
La rete di società e di coperture.
I nomi degli hotel Cielo Blu, Locatori e La Mirandola compaiono nelle oltre novemila pagine degli atti dell'indagine sugli affari della 'ndrangheta, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Nomi quindi di storiche attività trentine conosciute a passo del Tonale finiscono, secondo gli inquirenti, nelle mani di soggetti coinvolti in un procedimento penale per associazione per delinquere di tipo mafioso.
Un'indagine innegabilmente corposa e complessa che ha portato a scoprire un asse da Vibo Valentia fino a Milano. Per arrivare a mettere le mani, attraverso il controllo di attività nel settore del turismo anche su tre alberghi nell'«insospettabile» terra trentina. L'inchiesta ha portato a luglio 2023 all'esecuzione da parte della guardia di finanza di Catanzaro di quattro fermi e al sequestro di beni per un valore di oltre 11,5 milioni di euro.
Ma in tutto questo, dove si inseriscono le attività a Vermiglio? Nell'intricato groviglio di beni e numerose società presenti nel corposo documento della procura del tribunale del capoluogo calabrese, gli hotel trentini rientrano nel capitolo legato alla 'ndrina di Briatico. Ed è a questo punto del racconto che risulta chiaro l'anello di collegamento, rappresentato dalla Magec Srl. Società che, gestrice del villaggio Green Garden Club di Briatico, si occupa della gestione di bar, ristoranti, trattoria, tavole calde, paninoteche e simili. Il noto villaggio appare tra le principali attività nel mirino della maxi-inchiesta. Affianco alla Magec, compaiono altre due società: la Cora Touring Srl e la Cora srl. Secondo le ricostruzioni però tutte facevano capo allo stesso gruppo ristretto di soggetti che negli anni non hanno fatto altro che alternarsi nel ruolo di amministratori.
I beni delle due "Cora" venivano scorporati e trasferiti in altre due società: la M&V gestioni turistiche srl, guidata da Alessandro Oliveri (in qualità di amministratore unico) e la Segefi Holding Srl. Le quali detenevano l'80% delle quote societarie della Magec. E qui arriviamo al dunque. Lo «scorporamento societario» ha preso forma nel 2019 con tre contratti di affitto stagionale. Nei quali la "Cielo Blu sas di Stablum Aldo e C", la "Tiziana Srl" e la "Caminetto Srl" affidavano alla M&V Gestioni turistiche le rispettive attività a passo del Tonale: l'albergo bar Cielo Blu, l'Hotel La Mirandola" e l'Hotel La Mirandola.
L'indagine. Era il 6 luglio 2023 quando i militari del Comando provinciale delle Fiamme Gialle di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico), hanno eseguito il decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 4 soggetti, indagati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento alla latitanza. A questo si era aggiunto il sequestro preventivo d'urgenza di fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali e auto per un valore complessivo di circa 11,5 milioni di euro, insieme ad un decreto di perquisizione locale e personale nei confronti dei soggetti fermati e di altri 14 indagati per concorso in associazione mafiosa. I provvedimenti dunque erano stati eseguiti nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Milano e Catania.
Grave era il quadro indiziario emerso rispetto all'esistenza di un gruppo criminale, riconducibile ad una consorteria operante nella provincia vibonese che, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e da condizioni di assoggettamento e di omertà, aveva acquisito il controllo di alcune note strutture turistico-alberghiere, tanto da condizionarne la gestione. Il sequestro dei patrimoni illeciti eseguito dalla Guardia di Finanza assume anche un valore "sociale", poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze accumulate dalla criminalità organizzata.