Lei diventa (legalmente) lui, e adesso deve sposarsi un'altra volta con la sua compagna: «Una perdita di tempo, ma lo faremo. E spero di diventare papà»
Alessio ha 31 anni, ed è civilmente unito a Mariassunta dal 2022. Ora però, con la transizione di sesso, la burocrazia li obbliga a… nozze riparatrici
TRENTO. «Mi sono unito civilmente a Mariassunta nel maggio 2022. La sposerei mille altre volte, ma ciò che la legge ora mi impone lo considero una perdita di tempo: il vincolo è sciolto e dobbiamo celebrare un nuovo matrimonio». Ed in questo lasso di tempo le tutele, seppur "congelate", rischiano di venire meno. Alessio, 31 anni, sta attendendo in questi giorni la carta d'identità e il codice fiscale con il suo nuovo nome e con il genere in cui fin da piccolo si riconosce, quello maschile.
A 17 anni ha iniziato a modificare il suo aspetto fisico, a 20 ha trovato l'amore, Mariassunta, e da tre anni, da quando si è trasferito a Trento con la moglie, ha iniziato il percorso di transizione di genere.
Nato femmina, Alessio ora è uomo: lo ha stabilito con sentenza del 30 ottobre scorso il tribunale di Trento (sentenza diventata definitiva il 10 dicembre), che ha ordinato al Comune in cui è nato, fuori dalla nostra provincia, di rettificare l'atto di nascita riportando il sesso maschile al posto di femminile e il nome di Alessio in luogo del nome da donna con cui era stato registrato all'anagrafe.
Se per l'Inps e per la Motorizzazione (per quanto riguarda il rinnovo della patente) il cambio del nome e del genere avviene automaticamente, il problema sorge in merito all'unione civile celebrata tre anni fa: prevista fra persone dello stesso genere, non vale più se si tratta di un uomo e di una donna. Alessio e Mariassunta dovranno quindi unirsi in matrimonio: è questa la «perdita di tempo» di cui parla Alessio.
«Abbiamo 180 giorni per sposarci di nuovo. Faccio tutto ciò che c'è da fare, perché il mio obiettivo è di diventare papà e dunque è necessario che ci sia il matrimonio. Rimane comunque incomprensibile che la legge non preveda il passaggio automatico e invece si debba rifare tutto».
Alessio, che ha 31 anni, riconosce la fortuna di aver avuto una famiglia che, nel contesto sociale di un piccolo paese, l'ha sempre compreso e sostenuto. «I miei genitori non mi hanno mai privato di nulla. Purtroppo ci sono persone che devono combattere per veder riconosciuta la propria identità» evidenzia.
A Trento la coppia si è trasferita per motivi di lavoro (lui è dipendente di una ditta trentina, lei lavora in un supermercato), e qui Alessio ha trovato il giusto equilibrio per affrontare il percorso - non semplice - di valutazione psicologica e per iniziare la terapia ormonale. «Ho trovato una stabilità economica e lavorativa che mi ha regalato la serenità mentale che non ho avuto negli anni precedenti - evidenzia - Ora ho preso un periodo di pausa per affrontare questo cambiamento, ma l'azienda per cui lavoro è pronta a riaccogliermi non appena avrò i nuovi documenti».
Assistito dall'avvocato Alexander Schuster, Alessio ha quindi chiesto al tribunale non solo la rettifica dell'atto di nascita, ma anche di disporre la conversione dell'unione civile in matrimonio, confermando in udienza la volontà sua e della compagna di mantenere gli effetti dell'unione.
Il collegio formato dai giudici Adriana De Tommaso (presidente), Laura Di Bernardi e Alessandra Tolettini, si è rifatto alla pronuncia della Corte costituzionale di aprile (sentenza 66 del 2024): non è ammissibile la conversione trattandosi di istituti eterogenei, ma si può applicare la sospensione degli effetti dello scioglimento del vincolo, purché venga celebrato il matrimonio entro 180 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza. Il tribunale ricorda che «il vincolo derivante dall'unione civile produce effetti non del tutto coincidenti e, in parte, in estensione ridotta, rispetto a quelli nascenti dal matrimonio».
Su questo punto interviene l'avvocato Schuster. «I 180 giorni sono una "finestra". Non è sicuramente il caso della coppia trentina, ma in questo lasso di tempo ci si può prestare a comportamenti opportunistici: e se poi uno dei due si tirasse indietro? e se accadesse un imprevisto che impedisce di rispettare i giorni? - commenta - Non consentendo la conversione dell'unione civile in matrimonio, rimane il regime di discriminazione e rischiano di venir meno le tutele. Pensiamo alla reversibilità nel caso di un decesso o al caso di una persona che è in coma e dunque non può sposarsi, o all'anzianità di coppia che viene meno. C'è discriminazione perché il cambiamento da matrimonio a unione civile invece è previsto».
La questione della incostituzionalità della mancata conversione da unione a matrimonio, visto che il contrario è possibile, era già stata sollevata dal tribunale di Torino e dal tribunale di Lucca, a cui ha dato una risposta la Consulta la primavera scorsa indicando sì come incostituzionale lo scioglimento automatico dell'unione civile dopo la rettifica del sesso all'anagrafe, ma prevedendo solo una sospensione degli effetti dello scioglimento del vincolo fino alle nozze. Per Alessio e la compagna inizia la corsa. «Aspetto i documenti per poi potermi sposare. Speriamo di farcela con i tempi. Diventare papà è un mio grande desiderio».