Terzo mandato per Fugatti? Il centrodestra ci prova di soppiatto, sarà battaglia in Consiglio Provinciale
La Lega spinge per aggirare il divieto, Claudio Cia presenta il «cavallo di Troia», Fratelli d’Italia è tiepida e le minoranze vanno all’attacco
TRENTO. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Devono aver tenuto a mente questo detto popolare i capigruppo di minoranza del consiglio provinciale, che ieri hanno deciso di revocare la disponibilità, che avevano espresso ad ottobre, quando era stata fatta la programmazione di massima, a fissare tempi contingentati di 4 ore per la discussione del disegno di legge presentato da Claudio Cia, che prevede di introdurre la figura del «consigliere delegato» dal presidente della Provincia.
Questo disegno di legge è all'ordine del giorno del consiglio provinciale della settimana prossima e va a modificare, su questo punto specifico, la legge elettorale del consiglio provinciale. Il sospetto delle minoranze è però che la maggioranza possa decidere di utilizzarlo come "cavallo di Troia" per introdurre il terzo mandato per il presidente della Provincia (oggi il limite è di due mandati) per consentire al governatore Maurizio Fugatti di ricandidarsi.
La Lega sta battendo su questo tasto da ben prima di Natale, come sta facendo anche in Friuli Venezia Giulia, facendo leva sulla competenza data dall'autonomia speciale, sebbene debba fare i conti con la contrarietà di Fratelli d'Italia.
Ieri dunque nella riunione dei capigruppo Filippo Degasperi (Onda) ha manifestato i suoi sospetti sollevando la questione, per non trovarsi di fronte la sorpresa del limite di 4 ore per un disegno di legge che in teoria si occupa solo del consigliere delegato e invece poi - grazie ad emendamenti presentati ad hoc - va a modificare sostanzialmente la legge elettorale.
«A ottobre - spiega Degasperi - avevamo detto che andava bene il tempo contingentato perché allora non si era mai parlato di terzo mandato. Ma ora che sappiamo che questo è l'obiettivo della maggioranza abbiamo chiesto la garanzia che non saranno presentati emendamenti. Questa garanzia non ci è stata data. Oltre tutto abbiamo saputo che il consigliere Cia era già andato a chiedere agli uffici se poteva essere tolto il contingentamento. Perché l'ha fatto?».
Ne è nata una discussione durata due ore. Mario Tonina, assessore delegato ai rapporti con il consiglio provinciale, ha risposto che lui poteva garantire che la Giunta non avrebbe presentato emendamenti ma lo stesso non poteva dire per i consiglieri di maggioranza. Il capogruppo della Lega, Mirko Bisesti, è stato evasivo sostenendo che l'argomento non era stato ancora affrontato in maggioranza, ma non ha escluso la presentazione dell'emendamento.Il capogruppo del Pd, Alessio Manica, al termine della riunione spiega: «Valduga aveva chiesto un impegno politico che non è arrivato. Anche il presidente del Consiglio, Claudio Soini, è stato evasivo perché ha detto di non poter dare risposte prima di aver visto eventuali emendamenti. Per questo abbiamo deciso di chiedere il tempo non contingentato e certamente faremo ostruzionismo se arriverà l'emendamento, perché una riforma della legge elettorale si fa presentando un disegno di legge con discussione in commissione, non accarezzando l'idea di fare un golpe. È un tema delicato che merita un percorso serio».
Cia ha cercato di contestare il fatto che le minoranze potessero cambiare idea sui tempi contingentati. E ha fatto indispettire anche la dirigente Giorgia Loss che ha lasciato la riunione.
Alla fine il presidente Soini ha detto che i tempi si decidono quando si fissa l'ordine del giorno e quindi ieri. Claudio Cia commenta: «Si sono rimangiati quanto deciso sui tempi. Nessuno in maggioranza aveva pensato di presentare l'emendamento sul terzo mandato, perché non ne avevamo mai parlato e io avevo detto che non avrei lasciato che si usasse il mio ddl. Avevo chiesto chiarimenti sui tempi alla dirigente non per questo disegno di legge. Ma ora con questa buriana ci hanno dato l'idea». Entro venerdì si può presentare.
Anche Fratelli d'Italia non vuole il terzo mandato, ma in maggioranza c'è chi ritiene che qualche consigliere meloniano possa sfilarsi sulla questione, che viene definita locale, per sua sensibilità personale e quindi senza che possano pesare gli ordini di partito da Roma. Si vedrà alla prova del voto, quando e se ci si arriverà.
foto Federico MODICA / archivio PATN