Tentato femminicidio a Dovena: accusa confermata ma pena ridotta
Ieri in tribunale a Trento si è chiuso con il concordato in appello il secondo grado di giudizio a carico del quarantaduenne noneso che il 26 novembre di tre anni fa aveva tentato di strangolare l'ex moglie dopo averla raggiunta sul posto di lavoro
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TRENTO - Accusa confermata ma pena ridotta, da sei anni a quattro anni e due mesi. Ieri in tribunale a Trento si è chiuso con il concordato in appello il secondo grado di giudizio a carico del quarantaduenne noneso che il 26 novembre di tre anni fa aveva tentato di strangolare l'ex moglie dopo averla raggiunta sul posto di lavoro a Dovena, nel territorio comunale di Borgo d'Anaunia.
L'uomo, all'epoca dei fatti quarantenne, si era presentato nel luogo in cui lavorava la donna, sua coetanea, con una corda, aggredendola e tentando di stringergliela al collo.
Solo l'intervento di un artigiano edile del posto che provvidenzialmente in quei giorni era impegnato in un cantiere vicino, aveva salvato la vittima del tentato femminicidio. Il quarantenne si era inizialmente dato alla fuga, ma era stato fermato poco dopo dai carabinieri che l'1 dicembre 2022 lo avevano arrestato sorprendendolo mentre stava tentando di compiere un gesto estremo.
Dopo l'arresto, la perquisizione dello zaino con cui aveva raggiunto il luogo di lavoro dell'ex moglie aveva permesso di recuperare anche un coltello da cucina, una bottiglia di acido muriatico e una di benzina, manette e uno spray anti aggressione e per l'uomo oltre all'accusa per tentato omicidio erano scattate anche quelle per stalking e porto di oggetti atti ad offendere.
Difeso dagli avvocati Andrea de Bertolini e Giovanni Rambaldi, l'uomo nel luglio 2023 aveva chiesto il rito abbreviato e in primo grado, il 15 gennaio di un anno fa, era stato condannato a sei anni per tentato omicidio pluriaggravato (con premeditazione), stalking pluriaggravato e porto abusivo d'armi.
La pubblico ministero Patrizia Foiera aveva chiesto per lui 13 anni e 7 mesi e la vittima, assistita da Nicola Zilio, assieme ai figli aveva ottenuto un primo risarcimento di ventimila euro (15mila alla donna e 5mila complessivamente ai figli) a cui ne dovranno seguire poi altri ventunomila (15mila alla vittima e 6mila ai figli) in conformità all'adeguamento alla sentenza.Ieri, come detto, in appello le accuse sono state confermate ma grazie al concordato (una sorta di patteggiamento possibile in secondo grado) si è arrivati a una riduzione corposa della pena, passata da sei anni a quattro anni e due mesi due dei quali praticamente già scontati: il quarantaduenne noneso resterà dunque ai domiciliari nella propria abitazione dove si trova già sottoposto alla misura cautelare dall'inizio del 2023.
Alla misura restrittiva in abitazione è unito anche l'obbligo di portare addosso il braccialetto elettronico.