Terzo mandato del presidente? Fugatti attacca dopo la chiusura netta di Giorgia Meloni
La premier afferma che la competenza sul limite è nazionale e Fratelli d'Italia ha ribadito lo stop dopo due legislature, mentre la Lega difende un terzo "giro" necessario anche per Zaia in Veneto. A Trento il numero uno di piazza Dante rilancia con fermezza la linea del Carroccio: «Esercitare le prerogative dell'autonomia speciale, per non cedere il passo alle decisioni di Roma»
IL CASO Terzo mandato per Fugatti (e Zaia), lo stop di Meloni
OPPOSIZIONI Il Pd attacca: leggi ad personam
LA VICENDA L'emendamento con l'appoggio di Cia
TRENTO - Parlando di terzo mandato alla presidenza della Provincia il governatore Maurizio Fugatti ne fa una questione di prerogative dell'autonomia speciale, che «vanno esercitate per non cedere il passo alle decisioni di Roma», e non un obiettivo per il quale ha un interesse personale diretto.
All'indomani delle dichiarazione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo la quale la competenza sul limite ai mandati dei presidenti è nazionale e non regionale, perché si tratta di «un principio fondamentale», il presidente leghista del Trentino torna sulla questione che sta dividendo la sua maggioranza, con la Lega che ha annunciato di voler depositare un disegno di legge provinciale per portare il limite da due a tre mandati e Fratelli d'Italia che ha già risposto con un categorico no, perfettamente in linea con la posizione espressa dalla leader del partito.
Il consiglio dei ministri, nonostante la contrarietà della Lega, ha anche deciso di impugnare la legge regionale della Campania che consente il terzo mandato per il presidente in carica Vincenzo De Luca anche per violazione dei «principi di ragionevolezza e di uguaglianza nell'accesso alle cariche elettive» previsti dalla Costituzione.
Ora, sulla legge della Campania, che però è una regione ordinaria e non ad autonomia speciale, deciderà la Consulta.
Ma intanto il braccio di ferro politico nel centrodestra resta sia a Roma che a Trento, oltre che in Veneto e Friuli Venezia Giulia, regioni guidate da presidenti dalla Lega, che solo con una modifica di legge, potrebbero ambire a ricandidarsi.Ieri il senatore della Lega, Marco Centinaio, ha detto che il suo partito vuole «aprire un confronto non solo nel centrodestra, ma con tutti i partiti» per arrivare ad approvare una legge nazionale che porti i mandati a tre, cosa che Fratelli d'Italia e Forza Italia non vogliono.
Il presidente Fugatti porta avanti la stessa posizione del suo partito a livello nazionale con l'aggiunta del tema delle prerogative dell'autonomia speciale che lui sostiene consentirebbero al Trentino di legiferare diversamente da Roma.Prendendo però le distanze dall'interesse personale che potrebbe avere per una modifica di questo tipo, ieri Fugatti ha detto: «Mi sembrerebbe poco serio parlarne in questa fase, visto che siamo appena stati rieletti e i trentini sono interessati a sapere cosa farà Fugatti in questo mandato. Il tema comunque riguarda il consiglio provinciale e non la Giunta saranno le forze politiche a decidere. Poi per quanto mi riguarda fra tre anni e mezzo non so cosa farò, quali saranno le mie condizioni familiari, fisiche e umane. Non posso prevederlo».
Nel merito dei tre mandati però Fugatti dice: «I cittadini sono maturi per decidere se un presidente deve essere tale dopo il secondo mandato senza far decidere ad altri. Io per i sindaci ho votato a favore del terso mandato nei comuni oltre i 15 mila abitanti e così penso dovrebbe essere anche per i presidenti di Regione. A livello nazionale ci sono cariche importanti che non hanno limiti». Proprio la legge regionale sui mandati per i sindaci è stato "l'antipasto" del dibattito sui mandati dei presidenti. Per i sindaci è finita che, nonostante si fossero rivendicate le prerogative dell'autonomia speciale in materia elettorale comunale, alla fine ci si è "piegati" approvando una legge che ricalca esattamente la norma nazionale, perché Svp e FdI avevano detto che non si poteva fare diversamente.
La Lega era riuscita a ottenere l'approvazione in Commissione dei 12, nell'ottobre scorso, di una norma di attuazione che riaffermava la competenza della Regione.
Peccato che quella norma non sia poi mai stata approvata dal Consiglio dei ministri e a questo punto probabilmente mai lo sarà.
Pari pari una eventuale legge elettorale provinciale per i tre mandati, anche qualora si trovasse una qualche maggioranza che l'approvi, rischierebbe di essere quasi certamente impugnata.
Sulla questione è tornato ieri il consigliere provinciale Claudio Cia (ex FdI) che si scaglia contro Fratelli d'Italia: « Al di là degli interessi e delle pressioni che possono arrivare da Roma, a decidere saranno i trentini. Il Trentino non è né una pedina su uno scacchiere politico né un bottino di conquista. Qui, l'Autonomia significa rispetto: i cittadini non sono sudditi dei partiti, e i nostri territori non sono trofei».