Giustizia / Blitz

Un emendamento alla riforma della Corte dei Conti "cancella" la sede di Trento, tutto accorpato a Venezia

Allarme dei sindacati Cisl e Flp: «una grave lesione dell’autonomia speciale», e annunciano battaglia contro il provvedimento di Foti

TRENTO. L’allarme arriva dai sindacati del personale: Con un emendamento al disegno di legge di riforma della Corte dei Conti, è stato previsto, tra l’altro, la riduzione a sole 6 delle attuali 21 sedi territoriali delle Corte dei Conti.

Tra le “soppresse” quella di Trento che genera una grande preoccupazione e che danneggia le Istituzioni ed i dipendenti". A dirlo Giuseppe Pallanch (CISL Fp Trentino) e Giuseppe Vetrone (FLP Federazione Lavoratori Pubblici) che non condividono affatto l'emendamento alla proposta di legge Foti sulla giustizia contabile che, di fatto, cancella le sezioni regionali della Corte dei Conti.

"Nel nostro caso, ci sono norme costituzionali e di attuazione che evidenziano una lesione delle prerogative dell'Autonomia della Provincia e della Regione”.

L'emendamento prevede la creazione di sei macroaree, in cui sono comprese anche sedi di regioni a statuto speciale e province autonome, in contrasto con i principi dell'ordinamento costituzionale. Si rischia di perdere il giudice contabile sul territorio che è in grado di garantire la corretta gestione dei conti pubblici e la lotta contro le cattive gestioni.

Un emendamento che avrebbe effetti anche sull'organizzazione. Difatti, in questa sciagurata ipotesi i dipendenti trentini (35 quelli in servizio + 6 in arrivo da un recente concorso) dovrebbero trasferirsi a Venezia con i connessi costi e disagi.

Inaccettabile, evidenziano Pallanch e Vetrone. "Un accorpamento e una centralizzazione dei servizi che colpiscono le lavoratrici e i lavoratori, così come le Istituzioni che perdono forza e prossimità con il territorio". 

La CISL e la FLP sono fermamente contrari a questo emendamento. "Non ci siamo, questo provvedimento lede tutti i principi costituzionali, comprese quelle prerogative dell'Autonomia definite in norme di attuazione che sono al pari norme costituzionali. La politica deve intervenire e non può restare in silenzio davanti a questa proposta inaccettabile. «Le misure del contenimento della spesa pubblica non possono passare per il taglio dei servizi pubblici e sulla pelle dei lavoratori - concludono Pallanch e Vetrone -. Siamo pronti alla mobilitazione».

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