Giustizia / Tribunale

Anziana morì soffocata da un piatto di spaghetti: il processo alla nipote che dalla Rsa la portò al ristorante

Il caso giudiziario: l’anziana, prima di morire, aveva redatto due testamenti a favore della nipote, indagata per omicidio aggravato e circonvenzione. «Paola Pepe ha letteralmente rapito Maria» aveva detto in aula, la scorsa udienza, il cugino di Maria, Mario Basso, architetto di Trento. Grazie alla sua denuncia sono partite le indagini

TRENTO. La signora Maria Basso poteva mangiare solo cibo omogeneizzato: lo sapevano alla casa di riposo di Asiago dove la pensionata era stata ospite per molto tempo, ma la patologia era nota anche alla rsa siciliana di Aci Castello in cui l'aveva trasferita la nipote Paola Pepe all'insaputa degli altri familiari. L'anziana, scomparsa il 16 dicembre 2022, non poteva mangiare alimenti in forma solida.

Eppure Paola Pepe, 58 anni, finita a processo con per omicidio aggravato e circonvenzione di incapace, la portò in un ristorante e le offrì un piatto di spaghetti. Pietanza che fu fatale alla ottantenne. Ieri mattina si è celebrata una nuova udienza davanti alla Corte d'assise di Catania.

È stato sentito il direttore sanitario della rsa di Aci Castello, che non ha esitato a ricordare che la signora Basso era «in condizioni allucinanti» quando rientrò in casa di riposo». Fra i testi della procura, ha parlato la dottoressa che aveva visitato Maria Basso quando, una quindicina di giorni prima del decesso, venne trasferita da Asiago alla rsa siciliana.

«Avevo specificato che la signora doveva mangiare omogeneizzati, perché c'era il rischio di soffocazione, di una polmonite acuta, ma la nipote (l'imputata Pepe, ndr) disse che la zia mangiava tranquillamente e che non aveva necessità di questa attenzione».

Pepe, come nelle udienze precedenti, era presenta in aula. Secondo la procura, l'imputata avrebbe provocato la morte della prozia per impossessarsi dell'eredità da un milione di euro. Comparsa all'improvviso nella vita dell'anziana, in occasione dell'ottantesimo compleanno, l'imputata - per l'accusa - si era fin da subito manifestata esageratamente "attaccata" alla prozia, arrivando anche a prelevarla dalla casa di riposo di Asiago con la scusa di andare a prendere un gelato.

«Paola Pepe ha letteralmente rapito Maria» aveva detto in aula, la scorsa udienza, il cugino di Maria, Mario Basso, architetto di Trento. Grazie alla sua denuncia sono partite le indagini.

«I giorni prima della morte - aveva ricordato - le hanno fatto firmare due testamenti a distanza di pochi giorni: il primo che indicava come erede universale la mamma di Paola Pepe, il secondo che indicava come erede universale la stessa Pepe. È automatico dedurre che Maria era confusa». 

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