Giustizia / Sanità

Tateo e Mereu assolti, la sorella di Sara Pedri: «La legge italiana è fatta così, il reato di mobbing non esiste»

Emanuela Pedri attacca: «Ovvio che se contesti il maltrattamento, il reato non sussiste. Ma le 21 parti civili mi dicono che qualcosa c’era». E l'avvocato Gentile spera in un intervento del legislatore

SENTENZA Il fatto non sussiste, due assoluzioni
ACCUSA La pm chiede 4 anni e due mesi per l’ex primario
TATEO L'avvocato: "È un processo alle streghe"
MEREU La difesa: «Nessun clima negativo in reparto»

IL PODCAST Sara Pedri, una storia sospesa

TRENTO. "Il risultato del procedimento non stupisce, perché manca una legge che disciplini in modo chiaro il reato di mobbing. Il processo è iniziato dopo un anno di incidente probatorio che ha richiesto un lavoro immenso, con un impegno magistrale da parte della pm. Penso che il risultato di oggi sia frutto solo della mancanza di strumenti legali per poter dire che si parla di mobbing". Lo ha detto all'Ansa Emanuela Pedri, la sorella della ginecologa di 31 anni scomparsa senza lasciare traccia il 4 marzo del 2021 in Trentino.

La donna lavorava in ostetricia e ginecologia all'ospedale Santa Chiara di Trento, reparto in cui Saverio Tateo era primario e Liliana Mereu vice. Entrambi sono stati assolti da ogni accusa nel processo che li vedeva imputati per maltrattamenti.

"Ci tengo a dire che l'opinione che mi sono fatta in merito a quanto prodotto dal processo è che i fatti siano successi. Lo dimostrano le 21 parti civili. Ma se uso il reato di maltrattamenti partendo dall'ambiente familiare e non lavorativo decade tutto", ha specificato.

"Abbiamo già iniziato - ha quindi aggiunto - con l'associazione nazionale Nostos a costruire una rete anti mobbing, e ci stiamo strutturando su tutte le regioni con atri professionisti per garantire assistenza a chi necessita di essere protetto da un ambiente di lavoro tossico. Parallelamente vogliamo dare visibilità a questo caso per dire che si è arrivati al risultato di oggi perché manca una legge sul mobbing. Tanti Paesi l'hanno già prevista, come la Francia. Bisogna che il reato sia disciplinato anche in Italia". 

Lo ha detto anche l’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Pedri: «Le sentenze si rispettano sempre e comunque. Aspetteremo le motivazioni della decisione, ma dal punto di vista delle rilievo penale il mobbing rimane sempre e comunque una brutta bestia. ll mobbing non ha una specifica collocazione nel diritto penale quale autonoma e precipua fattispecie criminosa, dal momento che la legislazione vigente non prevede alcuna ipotesi di reato a carici di chi compie condotte di vessazione morale e di dequalificazione professionale tenute nell’ambiente di lavoro in danno di altro lavoratore.

Di conseguenza, la condotta costituente mobbing viene fatta rientrare, di volta in volta, in fattispecie diverse, che, tuttavia, non sempre sembrano adeguate a disciplinare appieno il fenomeno. L' auspicio è che il nostro legislatore possa finalmente intervenire colmando questa incivile e incomprensibile lacuna».

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