Politica / Aula

Doppio turno alle elezioni provinciali, la Lega ci prova, il PD si oppone: "Uguale alla legge fascista"

La norma contenuta in un emendamento al disegno di legge «salva Fugatti» per consentirgli di presentarsi per la terza volta. Lucia Maestri: «Questa è politica minestrone, trattano la materia elettorale come fosse cosa privata»

PRESSIONE La Lega e il ddl per il terzo mandato a Fugatti
PROBLEMI "Sulla salva-Fugatti hanno dubbi pure gli uffici"
CONSIGLIO Il blitz di Bisesti per lanciare il Fugatti tris

 

TRENTO. La proposta di introdurre il doppio turno per le elezioni provinciali – contenuta nel disegno di legge “salva Fugatti” per consentirgli di aspirare ad un terzo mandato – non piace alla consigliera provinciale del Partito democratico Lucia Maestri: «La legge elettorale non è proprietà privata della maggioranza», scrive in una nota in cui parla anche di quegli «ormai pochi sopravvissuti del movimento autonomista sempre pronto a correre in aiuto del vincitore».

«Con un emendamento al disegno di legge 'Salva Fugatti' - insiste Maestri - viene così rimarcata l'ostinazione a trattare la delicata materia elettorale come questa fosse una proprietà privata dell'attuale maggioranza, peraltro dimenticando la netta opposizione leghista a livello nazionale proprio al doppio turno, al punto che il Ministro per gli affari regionali e le autonomie ne prospetta l'abolizione almeno per i grandi Comuni». L'esponente del Pd rileva «non solo l'innalzamento dei mandati del presidente della Provincia ed il tentativo di imporre la procedura d'urgenza per la discussione consiliare, ma adesso arriva anche il ballottaggio eventuale e l'aumento del numero delle preferenze».

L'accusa di Maestri alla maggioranza è quella di una incapacità di «formulare una organica proposta di revisione della norma elettorale» per effetto della quale «la destra si affida alla comoda "politica del minestrone”: un ingrediente per ogni gusto e per ogni esigenza, nell'errata percezione che le regole della democrazia siano appannaggio esclusivo solamente di una parte dell'arco consiliare».

«Si tratta - conclude Maestri - di un atteggiamento che tanto rammenta la legge Acerbo (L. 18 novembre 1924 n. 2444), voluta dal fascismo per cambiare radicalmente, a proprio favore, il sistema elettorale italiano e con la quale si aprirono le porte all'affermazione del regime. Ricordare è esercizio ormai irrinunciabile».

comments powered by Disqus