Giustizia / La sentenza

Perfido: confermate in appello le condanne per infiltrazioni 'ndranghetiste nelle cave di porfido

Le condanne in primo grado ammontavano complessivamente a 76 anni di reclusione, sono state confermate con lievi modifiche (sconto di qualche mese per alcuni imputati)

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TRENTO. La Corte d'assise d'appello di Trento, presieduta dal giudice Eugenio Gramola, ha sostanzialmente confermato la condanna prevista in primo grado per otto imputati di associazione a delinquere di tipo mafioso e sfruttamento del lavoro nell'ambito del processo seguito all'indagine "Perfido" sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nel settore del porfido in Trentino.

La Corte ha confermato l'impianto della sentenza di primo grado escludendo alcune contestazioni relative a fatti avvenuti prima del 4 novembre 2016. In particolare, sono stati condannati Giuseppe Battaglia, la moglie Giovanna Casagranda, il fratello Pietro Battaglia, assieme a Mario Giuseppe Nania, Demetrio Costantino, Antonino Quattrone, Domenico Ambrogio e Federico Cipolloni. Per alcuni le pene sono state riformate, con riduzione di alcuni mesi rispetto a quelle iniziali.

 Gli avvocati degli otto imputati avevano chiesto, a diverso titolo, l'assoluzione dei propri assistiti, contestando ogni addebito. L'accusa, rappresentata dalla procuratore generale Maria Teresa Rubini, aveva rilevato come gli imputati facessero invece parte di una cosca locale, con legami stabili, a conoscenza del vincolo associativo e in grado di esercitare un controllo territoriale sia economico, sia basato sull'intimidazione. Le sentenza della corte verrà depositata entro 90 giorni. Alcuni difensori hanno annunciato l'intenzione di valutare il ricorso in Cassazione. 

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