Tribunale/Il caso

Lavoratrice demansionata e invitata a dimettersi: i vertici dell’azienda a processo per mobbing

La donna ha querelato i suoi datori di lavoro: responsabile operativa delle sedi di Trento e Bolzano, le avevano tolto mail e telefono e volevano trasferirla in Friuli

TRENTO. Le dicevano che era troppo lenta ad imparare l'uso di un nuovo programma del computer, che non si poteva muovere dall'ufficio se non per andare in uno dei reparti della struttura, che le era vietato intrattenere rapporti con i colleghi e che tutti si lamentavano di lei perché creava tensioni in azienda. L'avevano invitata anche a presentare le dimissioni.

Quando la dipendente è entrata in crisi, con l'ansia e l'insonnia che le hanno creato problemi di salute, è stato disposto il trasferimento in una sede in Friuli. Ora il direttore generale e l'amministratore delegato della società di distribuzione per cui la donna lavora sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di stalking occupazionale (ossia mobbing, atti persecutori sul lavoro).

Dalle indagini, nonché da una sentenza del tribunale del lavoro, è emerso chiaramente che la parte offesa è stata demansionata: da responsabile operativa delle sedi di Trento e di Bolzano, ruolo portato avanti per un anno, da ottobre 2022 a novembre 2023, ad impiegata amministrativa con relativa decurtazione dello stipendio e obbligo di timbrare il cartellino.

Ha dovuto cambiare l'ufficio, le sono stati tolti e-mail e telefono aziendale, inoltre è stata isolata dal direttore dello stabilimento e dai colleghi, come proverebbero immagini e registrazioni agli atti.

La donna, nonostante i gravi problemi di ansia, si è fatta coraggio e attraverso l'avvocato Giovanni Guarini ha querelato i datori di lavoro e si è anche rivolta al tribunale del lavoro. Due le sentenze del giudice Giorgio Flaim con condanna della società: la prima, nel maggio 2024, ha annullato il trasferimento in Friuli, considerandolo illegittimo; la seconda, a gennaio 2025, ha accertato che la lavoratrice è stata demansionata e lesa nei propri diritti. «A far data dal gennaio 2024 la società datrice omissis ha demansionato illegittimamente la signora omissis», viene evidenziato nella sentenza. Il giudice ha ordinato all'azienda di adibire la lavoratrice a mansioni riconducibili al secondo livello del contratto e a corrispondere il trattamento economico che percepiva dall'aprile 2023, con la precisazione che «l'ordine al datore di adibizione a mansioni corrispondenti all'inquadramento comprende ovviamente anche il rispetto degli altri diritti (in particolare quelli della personalità), di cui il prestatore è titolare».

Oltre al processo per mobbing che proseguirà in dibattimento il prossimo autunno, ci sono altri due procedimenti penali in fase di indagini, sempre per stalking occupazionale e sempre a carico degli stessi due dirigenti. L'ultimo episodio, in corso di approfondimento da parte degli inquirenti, è accaduto il giorno dopo la pubblicazione della seconda ordinanza del giudice del lavoro, riguardo alla condanna per demansionamento, nel gennaio scorso. La donna, davanti ad altre persone, era stata redarguita per alcuni bigliettini con appunti di lavoro che aveva appeso come promemoria; a seguito dell'aggressione verbale da parte del direttore dello stabilimento è stata colta da un attacco di panico che l'aveva costretta alla cure del pronto soccorso.Ma. Vi.

comments powered by Disqus