Val di Non / Il caso

Giallo di Cavareno, la prossima settimana sarà riesumata la salma di Artur Karaboja

A nove anni dalla morte del falegname, all'epoca archiviata come suicidio, ora si indaga per omicidio volontario a carico di ignoti e sarà eseguito l'esame autoptico. Il corpo senza vita dell'uomo, 41 anni, venne trovato dalla compagna impiccato nella mansarda di casa. I familiari da anni si battevano per la riapertura dell'inchiesta, la sorella: "Quella mattina del 31 luglio Artur si era svegliato ed era andato a trovare più di un amico, hanno riso e scherzato..."

SVOLTA Falegname trovato morto in casa a Cavareno: indagine per omicidio

TRENTO - L'ipotesi adesso è quella di un omicidio volontario, al momento a carico di ignoti. A nove anni di distanza dal decesso, il caso di Artur Karaboja torna di attualità dopo una doppia richiesta di archiviazione da parte dal pubblico ministero. Un caso del quale si è parlato anche in noti programmi televisivi nazionali.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trento, Marco Tamburrino, ha infatti disposto la riesumazione del cadavere del falegname di origini albanesi trovato morto a Cavareno, in val di Non, il 31 luglio del 2016. 

Si è sempre detto fosse un suicidio, ma ora il corpo verrà sottoposto all'autopsia, che all'epoca non era stata svolta, per chiarire la cause della morte dell'uomo, all'epoca 41enne. La riesumazione della salma e l'esame autoptico sono in programma la prossima settimana. 

Il corpo senza vita dell'uomo venne trovato dalla compagna impiccato nella mansarda della casa in cui vivevano a Cavareno. Pare che la coppia avesse deciso di separarsi dopo anni di convivenza. Un versione che non ha mai convinto le sorelle e gli amici dell'uomo, che da anni si battono per capire le cause della morte. 

"Dopo tanti anni, quasi 23 anni, che questa coppia sta insieme, come un fulmine a ciel sereno ci arriva questa notizia che Artur non c'è più", ha raccontato una delle sorelle, Elvira, alla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?", che ha intervistato anche il dottore che vide il corpo senza vita di Karaboja. 

"Non sono medico legale ma solo un medico. Ad occhi inesperti sembrava un suicidio perché c'erano i segni... Sembrava una dinamica suicidaria, ma io sono un medico e non un investigatore", ha detto l'uomo all'intervistatore. 

Oltre alla televisione e, alla legale livornese Silvia Mesturini, la sorella del 41enne ha coinvolto nella propria battaglia alla ricerca di "verità e giustizia" anche un investigatore privato, un medico legale e la criminologa Cristina Brondoni. 

Secondo la famiglia Artur non aveva motivi per togliersi la vita. La ricostruzione delle sue ultime ore di vita, afferma la famiglia, non combacia con l'immagine di uomo disperato e prossimo a togliersi la vita.

"Quella mattina del 31 luglio si è svegliato ed è andato a trovare più di un amico e ha fatto colazione da un amico storico dove andava sempre, hanno riso scherzato e fatto battute e dopo qualche ora è successa la tragedia", ha raccontato la sorella Linda. 

"Un ragazzo di 41 anni ha il diritto ad un'autopsia e ad una indagine sul cellulare, come si devono sentire le persone che negli ultimi mesi hanno fatto parte della sua vita", ha detto Elvira.