Mezzolombardo

Bojan Panic temeva per la madre, ma anche per sé e il fratello: «Avevo sempre più paura»

Giovedì sera, prima della tragedia nella notte, la moglie di Simeun Panic aveva installato l’app del 112. «Ormai le minacce erano costanti, come il buongiorno», ha spiegato. L’uomo, per immotivata gelosia, era pronto a farle rinunciare al lavoro

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di Leonardo Pontalti

TRENTO - «Mamma, chiama i carabinieri». Giovedì sera, Bojan Panic aveva quasi implorato la mamma di far intervenire qualcuno, per proteggersi dalle ire del padre. Il diciannovenne aveva sempre più paura che Simeun Panic potesse far sfociare in violenza una rabbia che negli ultimi giorni si era fatta sempre più incontrollabile.

Non solo contro la moglie Milka, ma anche contro di lui e il fratello, tanto da spingere il ragazzo - ora accusato di omicidio dopo che i colpi inferti al quarantaseienne nella notte tra il 3 e il 4 aprile nell'appartamento di via Frecce Tricolori a Mezzolombardo sono risultati fatali all'uomo - ad armarsi.Giovedì sera Bojan non aveva soltanto nascosto tutto ciò che l'uomo avrebbe potuto usare per fare male.

Aveva preso con sé un coltello a serramanico e in uno degli armadi della camera, sua e del fratello, aveva nascosto un martello. Dettagli quasi disturbanti, che fanno intuire in quale clima di paura e di inquietudine continua possano essere cresciuti il diciannovenne e il fratello, abituati a convivere con gli eccessi del padre.

«Avevo sempre più paura», avrebbe spiegato il ragazzo agli inquirenti.

Ne aveva motivo: «Le minacce ormai erano continue, come il buongiorno al mattino», avrebbe spiegato distrutta Milka ai carabinieri del radiomobile di Trento nella notte tra giovedì e venerdì, dopo essere stata accompagnata al comando provinciale di via Barbacovi dove è stata assistita e supportata, oltre che sentita come testimone. Un'assuefazione alla violenza mista alla paura che a violenza potesse sommarsi violenza che ha sempre spinto la quarantunenne a non rivolgersi alle forze dell'ordine. Anche giovedì, nonostante il consiglio del figlio.

La donna aveva cercato di tranquillizzarlo. Aveva capito anche lei che le cose stavano precipitando, tanto che proprio giovedì pomeriggio aveva scaricato sul proprio smartphone l'app del 112 Where are U, che permette di inviare alla centrale unica d'emergenza la propria posizione e una richiesta d'aiuto silenziosa.Anche lei, come Bojan, aveva intuito che da qualche giorno quel continuum di aggressività e prevaricazioni da parte di Simeun Panic stavano mutando pericolosamente in qualcosa di più profondo: dopo che all'inizio della settimana Milka Panic aveva bevuto qualcosa dopo il lavoro, al punto vendita Action del Rotalcenter, assieme a dei colleghi, la reazione di Simeun era stata violentissima, tanto che mercoledì 2 aprile il quarantaseienne era arrivato sul posto di lavoro della moglie per quella che era stata in tutto e per tutto un'ispezione.

Voleva vedere chi era con lei, con chi parlava, cosa faceva.

Qualche giorno dopo, aveva fatto irruzione nella camera dei figli, forzandola nonostante fosse chiusa e scagliandosi contro il minore che a suo dire passava troppo tempo a giocare ai videogame. Era stato allora che Bojan aveva nascosto un martello in camera, perché solo per un nonnulla il padre non si era scagliato fisicamente contro il fratello.

Campanelli d'allarme che il diciannovenne aveva colto, segnali che la situazione - già di per sé di profondo disagio familiare - si stava aggravando, velocemente, pericolosamente. Il padre aveva poi ricominciato a mal sopportare la crescita del percorso professionale della mamma, tanto da minacciare tutti di dover affrontare un nuovo trasloco.

«Qui ti stai ambientando troppo, torniamo a Bolzano», avrebbe detto il quarantaseienne alla moglie.

Simeun Panic non era immune dalle storture di tutti i soggetti ossessivi, possessivi, che anziché incoraggiare e agevolare l'indipendenza economica e le gratificazioni professionali del partner, li vivono come minacce da contrastare. Sfoghi violenti per un aperitivo dopo lavoro tra colleghi di lei, ma piena libertà di tirar tardi al bar per lui.

Nessuna esitazione nell'affrontare i disagi e le spese di un trasloco, pur di lasciare la moglie isolata, aggrappata alla famiglia come unico appiglio. I carabinieri pare abbiano accertato come anche l'addio a Laives fosse stato figlio di questa sciagurata visione del mondo.

Che ha partorito una tragedia: quando giovedì sera alle 23.30 Simeun Panic è rientrato ubriaco, annunciando a Milka che l'indomani sarebbe tornato, per la seconda volta in pochi giorni, sul luogo di lavoro di lei per annunciare ai suoi responsabili che lei se ne sarebbe andata, la donna ha provato come aveva sempre fatto per anni a lasciarlo sfogare, pregandolo solo di lasciar andare a dormire lei e i figli e di calmarsi, che li stava spaventando.

L'uomo aveva detto loro di andarsene in camera, che non sarebbero stati disturbati. Poi si è scolato altre quattro bottiglie e all'1.30 è entrato in camera sbraitando e chiedendo alla moglie di farle vedere il cellulare chinandosi su di lei. È a quel punto che Bojan Panic ha temuto non ci fosse più tempo per indugiare. Si è alzato dal letto e l'ha colpito.