«Gioco d’azzardo, necessario intervenire per arginare il fenomeno»
La psicologa Giulia Tomasi: «Questa piaga sociale affrontata sempre più come problema economico anziché sanitario. L’Osservatorio, ad esempio, è stato abolito. Ci vorrebbe un cambio di rotta o perlomeno mantenere quel poco che è stato fatto»
TRENTO - «La piaga sociale del gioco d’azzardo si sta spostando da un problema sanitario a un problema economico». È chiara l’analisi della psicologa e psicoterapeuta di Ama, Giulia Tomasi che fa il punto su come la politica soprattutto nazionale si stia muovendo e in che direzione stia andando. Ossia contraria a quella necessaria per riuscire a potenziare, per esempio, l’analisi dei dati per province e comuni, che attualmente, non è possibile avere.
«Va detto che in Trentino abbiamo una legge per evitare che le sale da gioco siano vicine ai luoghi sensibili. Ma le lobby che operano in questo ambito non hanno interesse che questi dati vengano aggiornati e pubblicati».
Dottoressa, andiamo con ordine. Perché i dati sul fenomeno gioco d’azzardo sono difficili da aggiornare con regolarità e soprattutto capire come il fenomeno è distribuito sul territorio?
È vero, a livello nazionale i dati sono molto difficili da reperire, da aggiornare ma soprattutto da trovare divisi per i vari comuni e le province. In qualche modo, non possiamo per certo dire la politica ma sicuramente le lobby del gioco d’azzardo, ci sono tutte le intenzioni e le motivazioni affinché questi dati non vengano elaborati. Nel momento in cui si pubblicano dati di comuni e province si può intervenire con misure di prevenzione mirate ad arginare il problema. Anche se a livello nazionale sarebbe fondamentale avere una legge globale aggiornata, che preveda misure di prevenzione sul proprio territorio. Di conseguenza misure di prevenzione mirate poi sono più difficili da immaginare e attuare.
La politica trentina come si approccia a questo tema?
In Trentino siamo fortunati ad avere attive delle leggi per esempio nelle province che prevedono il distanziamento delle sale da gioco dai luoghi sensibili. Questo aiuta molto sotto il profilo della prevenzione sul territorio. È una normativa che come detto aiuta molto sotto il profilo della prevenzione: meno il gioco d’azzardo è dislocato sul territorio meno la popolazione si avvicina. È un grosso deterrente: se mi devo spostare fisicamente, vengo disincentivato.
Accennava che la politica stia trasformando il problema da sanitario ad economico, come?
A livello nazionale le bozze di legge ci fanno capire che la direzione che stanno prendendo è sempre meno quella di considerare il gioco d’azzardo un fenomeno complesso, in quanto “piaga sociale” richiede strumenti di intervento mirati alla riduzione. Questo però spostando il gioco d’azzardo ad essere considerato un problema economico - quale è - una questione forte politicamente parlando. Per esempio, l’Osservatorio sul gioco d’azzardo è stato abolito (dalla legge di Bilancio 2025, ndr). Questi fondi verranno assorbiti e redistribuiti in altro modo senza fare prevenzione sulle dipendenze.
Non si sta affrontando quindi nella giusta direzione?
È un cambio di rotta o meglio un segnale: vengono assorbiti tutto quel lavoro sui dati che è fondamentale. Questo si perde perché poco considerato come strumento di intervento.
Come Ama avete mai fatto delle proposte o siete mai stati coinvolti?
A livello locale ci interfacciamo con l’Unità operativa dipendenze con la quale lavoriamo in stretta sinergia e con cui abbiamo un convenzione. Poi spesso abbiamo presentato politici perché riteniamo fondamentale fare sensibilizzazione alle cariche politiche e non solo alle istituzioni: sensibilizzare sulla dipendenza è fondamentale ma non deve essere solo arginata ma risolta alla radice.