Abusava delle figlie bambine: 39enne trentino condannato a sei anni
All’epoca dei fatti le vittime avevano 3 e 6 anni. L’uomo - che era ai domiciliari per i colpi ai bancomat - aveva conservato le foto delle violenze sul telefonino: scoperte dalla polizia un anno fa. Il pm aveva chiesto 10 anni
TRENTO. Aveva abusato di coloro che avrebbe dovuto tutelare più di chiunque altro: le sue figlie, che all'epoca dei fatti avevano tre e sei anni. Non solo, aveva anche immortalato alcuni dei raccapriccianti momenti degli abusi scattando foto con il proprio smartphone. Per questo un trentanovenne è stato condannato in tribunale a Trento a sei anni e otto mesi di reclusione, a fronte di una richiesta - da parte del pubblico ministero Davide Ognibene, di una pena più severa, dieci anni.
Pesantissime le accuse: violenza sessuale aggravata dall'abuso dell'autorità genitoriale e dall'età delle vittime minore di dieci anni, oltre che produzione detenzione di materiale pedopornografico, anche in questo caso con le aggravanti dell'ascendenza e dell'età delle vittime. La sconcertante vicenda era venuta alla luce casualmente, poco meno di un anno fa: nel giugno 2024 gli uomini della squadra mobile della questura di Trento avevano avuto modo di sottoporre a verifica lo smartphone dell'uomo che si trovava ai domiciliari per un'altra vicenda: era infatti stato ritenuto uno dei componenti della banda che qualche mese prima aveva compiuto una serie di assalti agli sportelli bancomat e postamat di alcuni sobborghi del capoluogo e altri centri della provincia.
La polizia aveva così scoperto le prove degli abusi, ponendo fine all'incubo nel quale da tempo vivevano le bambine. Proprio per tutelare le figlie e la loro madre, era stato subito richiesto da parte della questura l'allontanamento da casa attraverso l'aggravamento della misura cautelare, con il trentanovenne che era stato subito sottoposto a fermo dopo essere stato accompagnato negli uffici della questura di viale Verona e trattenuto nelle camere di sicurezza: nei giorni successivi il trentanovenne era stato trasferito in carcere a Montorio, dopo che il pubblico ministero a aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari la convalida.Nel corso delle indagini è stato possibile accertare come gli abusi di cui era stata trovata prova sul cellulare dell'uomo fossero stati perpetrati tra il dicembre del 2021 e il gennaio del 2022.
Il lavoro degli inquirenti aveva permesso poi di ipotizzare come il trentanovenne, in passato, avesse molestato anche un'altra minore: gli inquirenti contestavano all'uomo di aver indotto una ragazzina di nemmeno quattordici anni a compiere atti sessuali con lui ed inducendola anche ad avere rapporti con sconosciuti.
In sede processuale, tuttavia, l'accusa di violenza sessuale ai danni di questa ulteriore vittima non ha trovato riscontri e, limitatamente a questa ulteriore contestazione, per il trentanovenne ieri a palazzo di giustizia è arrivata un'assoluzione. Si è rivelato invece purtroppo drammaticamente solido l'impianto accusatorio legato alle condotte portate avanti in danno delle figlie, che già dal giugno scorso avevano potuto contare assieme alla madre sull'assistenza psicologica e l'affiancamento da parte di specialisti grazie anche al tribunale per i minorenni, in modo da agevolare il loro recupero e permettere di lasciarsi alle spalle con meno strascichi possibili queste pagine devastanti.
Proprio per la gravità delle condotte contestate, oltre alla pena da scontare in carcere - e una multa di ventottomila euro - per il trentanovenne sono arrivate anche sanzioni accessorie: per lui è scattata la perdita della responsabilità genitoriale, l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio di tutela, curatela o amministrazione di sostegno e da incarichi in scuole, servizi e istituzioni frequentate da minorenni. Dopo aver scontato la pena, inoltre, per un anno dovrà rispettare il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati abitualmente da minorenni o svolgere lavori che comportino abituali contatti con minori.