In tribunale

Offese all'ex ragazza di “Non è la Rai”? Assolto il rapper trentino: «E’ parodia»

L’ex soubrette lo aveva denunciato per diffamazione. Nicola Taiss, in arte “Mortecattiva”: «Il genere Lol rap fa comicità dark, voglio far ridere»

di Marica Viganò

TRENTO. Lui è un musicista trentino noto agli appassionati del genere Lol rap, un rap dai contenuti ironici e satirici. Lei è stata una delle "lolite" di "Non è la Rai", trasmissione cult dei primi anni Novanta, nonché nel periodo successivo icona sexy di calendari e video per adulti. Il "caso" è scoppiato quando il musicista "Mortecattiva", al secolo Nicola Taiss, ha dedicato un brano alla ex lolita con riferimenti espliciti alla sessualità, e volgari considerazioni sulle forme del corpo di lei.

Concetti che, analizzati parola per parola, farebbero rivoltare nella tomba Dante con il suo dolce stil novo e l'elevazione dell'amore spirituale. Un pugno nello stomaco del buon gusto.

La ex soubrette si è indignata e l'ha denunciato.

Taiss ha risposto evidenziando il diritto alla satira: il suo è un linguaggio provocatorio per abbattere tabù e perbenismo, senza mai pretendere di essere preso sul serio. Chi lo ascolta, come evidenzia il suo avvocato, sa dove si va a finire. C'è dunque un contesto in cui deve essere inserito il testo considerato diffamante. Il giudice ha evidentemente concordato con la tesi difensiva: nel procedimento con rito abbreviato ha assolto l'imputato dal reato di diffamazione perché fatto lieve (la difesa aveva chiesto l'assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste).

La discussione in aula è stata incentrata sul linguaggio. «Un linguaggio che nel genere Lol rap viene portato all'estremo per accompagnare l'ascoltatore ad una riflessione. Il grottesco diventa strumento di critica e di intrattenimento» ha evidenziato l'avvocato Marco Vernillo spiegando il contesto in cui il brano è stato composto e proposto al pubblico. Il brano di "Mortecattiva" si inserisce in un percorso musicale che comprende testi esagerati, caratterizzati da un linguaggio simbolico e paradossale.

Dunque, nella tesi della difesa, non ci sarebbe alcun intento diffamatorio, data anche l'assenza di riferimenti alla vita privata o personale della soubrette. La ex lolita, secondo la tesi della difesa, sarebbe stata menzionata nel brano solo per ragioni artistiche, come simbolo, in riferimento al modello culturale dell'epoca, quando era protagonista assieme a decine di altre ragazze per lo più minorenni di un programma che già all'epoca aveva suscitato perplessità e critiche per i contenuti. L'artista avrebbe dunque solo voluto fare una provocazione. «Ogni riferimento contenuto nell'opera non si configura come diffamatorio o lesivo della reputazione della querelante. Non vi è alcuna volontà di disprezzo verso il personaggio pubblico. È vero, il contesto è ironico e di dileggio, ma più verso il personaggio narrante che verso la querelante».

Anche il rapper Fedez è stato recentemente denunciato per diffamazione da Pietro Maso, perché in una canzone si faceva riferimento all'omicidio dei genitori: per il giudice quel brano rientrava nella sfera della "creazione artistica". Caso chiuso per Fedez in tribunale a Roma e caso chiuso anche per "Mortecattiva" a Trento. «Un conto è ragionare sul buon gusto, un altro ragionare se sia un reato o no - evidenzia Nicola Taiss, impiegato amministrativo di professione e rapper per hobby - Le parole fanno parte di un percorso coerente, sono proprie di un genere parodistico, satirico, ma anche comico, caratterizzato da una comicità dark che ad alcuni piace e ad altri no. Non era la persona citata il mio bersaglio, non c'era alcuna intenzione punitiva nei suoi confronti. Mi è venuta in mente questa persona per ciò che ha fatto nell'ambito della propria carriera nel mondo dello spettacolo. Non c'è nulla di personale, non avrei nessun guadagno ad insultare qualcuno. Non è l'offesa il risultato che voglio ottenere».

Dunque, qual è il fine di un testo così al limite? «Ciò che voglio ottenere è una risata - risponde Taiss - L'umorismo si deve fondare su una base condivisa. Parlo della storia di uno che a 40 anni ha ancora nella testa i suoi idoli adolescenziali. Volevo dipingere uno sfigato. Questo è il Lol rap: una parodia del rap, un rap che per linguaggio, per intenzioni e per attitudine fa diventare il rap ed i rapper una caricatura di se stessi. Lo dico anche di me: io sono la caricatura di un rapper».