Il caso

Uomini violenti, tre casi in Valsugana: le denunce arrivate negli ultimi giorni

Maltrattamenti psicologici e fisici nei confronti delle compagne e dei figli. Tra le vittime una donna medicata in ospedale per il naso rotto e una bambina che veniva denigrata dal papà

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di Marica Viganò

TRENTO. Una donna psicologicamente sottomessa: così è apparsa la paziente ai sanitari che si sono presi cura di lei per la frattura al naso. Il trauma, come appurato, risaliva a qualche giorno prima e non era stato causato da una caduta accidentale, bensì dalla mano dell'uomo che lei amava.

Il fidanzato, ora ex, è stato allontanato dall'abitazione in cui la coppia conviveva e dotato di braccialetto elettronico. Lo stesso provvedimento - via dalla casa familiare e divieto di avvicinamento - è stato adottato dall'autorità giudiziaria anche nei confronti di altri due uomini maltrattanti, a distanza di pochi giorni e sempre nella medesima zona, la Valsugana.

In un caso si tratta di un padre accusato di aver rivolto parole offensive alla figlioletta, nell'altro di un cinquantenne che perseguitava la ex non accettando la fine del rapporto. Nella parte bassa della valle in un solo mese sono stati applicati tre braccialetti elettronici ad altrettanti soggetti - italiani o, comunque, residenti in Italia da decenni - accusati di atti persecutori, pesanti offese, minacce o lesioni nei confronti di familiari.

Il fenomeno dei maltrattamenti non riguarda solo questa piccola fetta di Trentino, ma gli episodi venuti a galla negli ultimi trenta giorni in Valsugana potrebbero rappresentare la cartina tornasole di una violenza di genere, fisica e verbale, che pare non fermarsi mai. Anche se, come evidenziano le forze dell'ordine, un aumento delle segnalazioni significa anche che c'è nelle vittime una maggior consapevolezza della possibilità di denunciare e di essere tutelate.

La decisione di troncare una relazione tossica o una situazione rischiosa per la propria salute fisica e psichica viene maturata spesso grazie all'aiuto di una persona vicina. Come è accaduto alla giovane donna che per troppo tempo è rimasta accanto ad un fidanzato aggressivo e violento, un trentenne malato di gelosia.

La vittima, che fortunatamente è riuscita a mantenere un lavoro che le permette di uscire di casa, si era a poco a poco annientata, diventando succube della volontà (e degli ordini) del compagno: le era vietato frequentare le amiche e gli amici, poteva svagarsi solo se accompagnata da lui, doveva evitare di attirare troppo gli sguardi altrui, senza contare le pretese in ambito domestico, dalla cura della casa all'incombenza di cucinare i piatti a lui graditi.

Le pressioni psicologiche erano all'ordine del giorno, causandole attacchi di panico, poi è subentrata la violenza fisica, con l'ultimo e gravissimo episodio che ha portato la vittima a prendere coscienza della situazione: la giovane donna è stata colpita con violenza dal fidanzato geloso, furibondo perché un uomo aveva messo gli occhi su di lei. Botte e schiaffi, che le hanno causato una frattura al naso. Lei si è confidata con un amico, che subito si è rivolto ai carabinieri della stazione di Borgo Valsugana.

La giovane donna è stata quindi ascoltata dai militari, e medicata per la frattura al naso in ospedale (dove è stata trattenuta per 48 ore in osservazione). Nei giorni scorsi il fidanzato è stato allontanato dalla casa in cui la coppia conviveva e dotato di braccialetto elettronico. Lo stesso dispositivo lo ha un uomo accusato di maltrattare e denigrare la figlia minorenne.

Era stata la stessa bambina a raccontare agli insegnanti che il papà la offendeva e le diceva che non capiva niente. Dalla scuola è partita la segnalazione; al termine degli accertamenti, al genitore è stato vietato di avvicinarsi all'abitazione in cui stanno la figlia e la moglie.

C'è poi il caso del cinquantenne che dopo una lunga e tormentata relazione, finita per volontà di lei, non si è rassegnato alla separazione e ha continuato a seguire la donna, ad attenderla sotto casa, a mandarle messaggi, anche minacciosi. Nelle settimane precedenti i carabinieri sono dovuti intervenire per mettere fine alla condotta persecutoria di un uomo di origine tunisina che, per tormentare la ex pretendendo di stare con la figlia, aveva addirittura cambiato casa e residenza, trasferendosi in Valsugana.