La storia

Sfrattato da Itea: «Affitto da 613 euro, ma non sono ricco e per me è sempre più dura»

Gli attivisti di Sportello casa: «Occorre cambiare la normativa provinciale inerente l'edilizia pubblica. Il limite che porta allo sfratto quando si raggiunge 0,34 non è più corrispondente né ai redditi né al costo degli alloggi. La crisi abitativa riguarda tante categorie di persone. Il problema è comune e la lotta lo è altrettanto»

TRENTO. Massimo (nome di fantasia, ndr) ha 58 anni e vive a Trento Sud, in un alloggio Itea a canone sostenibile. Lui, come tanti altri, si trova ufficialmente sotto sfratto perché il suo Icef risulta superiore di mezzo punto rispetto alla soglia massima prevista, 0,34. Quel mezzo punto in più, pari a 0,58, non gli consente di poter avere un contratto d'affitto in quella casa. «Il rischio sfratto per lui non è immediato grazie alle lotte degli anni passati, ma la procedura è comunque stata avviata», spiega Sportello casa per tutti che si è occupato del caso.

A luglio 2023, infatti, con l'approvazione dell'assestamento di bilancio, si era deciso di congelare, fino alla fine del 2024, gli sfratti dagli alloggi Itea, alzando la soglia a 0,40. «La preoccupazione per me rimane - dichiara Massimo - dal 2022 ho trovato lavoro stabile. Ma questo mi penalizza, perché non rientro più nella fascia considerata bassa. Se non si decide di portare l'indicatore Icef a 0,40, paradossalmente, in autunno mi converrebbe licenziarmi per rientrare sotto lo 0,34. È assurdo». La sua storia è come quella di tanti altri.

«Lavoravo in una fabbrica del vetro che ha chiuso nel 2019. In quanto disoccupato, ho avuto diritto alla Naspi (indennità mensile di disoccupazione, ndr). Nel 2020 sono entrato nel progettone prima come custode stagionale al Muse, poi, nel 2022, come assistente magazziniere al cantiere provinciale a Spini».

A luglio 2022 viene assunto in un panificio. «A dicembre 2022 ho ottenuto un indeterminato. Da quel momento, è stato quasi peggio. Quando ero nel progettone, con un netto di 1.250 euro pagavo 375 euro di affitto. Ora arrivando al massimo a 1.700 euro netti mensili, solo grazie alle notti, più 13esima e 14esima, pago 613 euro. Per ora lo sfratto è congelato ma per me è dura. E all'età di 58 anni, immettermi sul mercato privato, sarebbe impossibile. Tra bollette e caro vita faccio fatica. Se faccio due conti, con il progettone guadagnavo meno, ma pagavo anche molto meno di affitto. Tutto era proporzionato. Ora non sono ricco, ma pago di più rispetto alle mie possibilità».

Su questo tema tornano gli attivisti di Sportello casa: «Occorre cambiare la normativa provinciale inerente l'edilizia pubblica. Il limite che porta allo sfratto quando si raggiunge 0,34 non è più corrispondente né ai redditi né al costo degli alloggi. La crisi abitativa riguarda tante categorie di persone. Il problema è comune e la lotta lo è altrettanto».