Liberazione

25 aprile, il presidente Fugatti: “Un'eredità con radici profonde in Trentino”

Per il sindaco di Trento “l'antifascismo è l'antidoto indispensabile a un veleno che si infiltra e dilaga anche in Europa, anche nei Paesi che consideravamo la patria della democrazia”

TRENTO. "L'80/o anniversario della Liberazione è l' occasione per rinnovare l'impegno comune verso i valori che da quella giornata hanno preso forma: libertà democrazia, autogoverno. È un'eredità che ha radici profonde anche in Trentino, e che trova continuità nelle istituzioni e nella partecipazione delle comunità locali".

È quanto ha ricordato oggi il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, intervenuto alle celebrazioni istituzionali che si sono svolte questa mattina a Trento, promosse dal Comune e dal Commissariato del Governo, con il supporto del Comando Truppe Alpine. Nel suo intervento, Fugatti ha ricordato il significato storico e civile del 25 aprile, sottolineando come "la Liberazione del 1945 abbia rappresentato non solo la sconfitta del nazifascismo, ma anche l'avvio di un processo di riscatto e ricostruzione democratica per l'intero Paese".

25 aprile, Trento celebra gli 80 anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo: le foto

In mattinata si è svolto il corteo in via Belenzani con la deposizione delle corone alle lapidi di palazzo Thun, al monumento ai Caduti in piazza della Portela, alla targa dedicata agli Internati militari al palazzo della Provincia in piazza Dante, alla targa in memoria di Giannantonio Manci in galleria Partigiani e alla targa in memoria di Mario Pasi in piazza Pasi. Momenti di tensione

È stato ricordato "il contributo dato alla Resistenza anche dal Trentino, che visse con particolare intensità gli ultimi drammatici giorni della guerra, tra cui la battaglia per la liberazione di Riva del Garda e le stragi in val di Fiemme, avvenute dopo la fine ufficiale del conflitto". Il governatore trentino ha poi voluto rendere omaggio "a tutte le testimoni e i testimoni di quella stagione, e ha ricordato in particolare la figura di Renato Ballardini, partigiano e figura chiave nel secondo dopoguerra, tra i protagonisti del percorso autonomistico trentino, mancato lo scorso febbraio".

Un passaggio del suo intervento ha riguardato proprio l'autonomia speciale del Trentino, vista come frutto diretto di quella stagione storica. Il presidente ha evidenziato come le lotte per l'autogoverno, ispirate ai valori della Resistenza, furono una risposta democratica al centralismo imposto dal regime fascista. Ha citato, tra gli altri, il movimento ASAR e il manifesto del 1944 di Giannantonio Manci, che coniugava autonomia e libertà politica. 

Franco Ianeselli: il suo intervento

Secondo il sindaco di Trento Franco Ianeselli, "quest'anno l'anniversario della Liberazione è ben più di un appuntamento rituale. Pesano certo gli ottant'anni passati dal giorno in cui il Comitato di liberazione Alta Italia impartì quell'ordine di insurrezione generale che diede la spallata decisiva al nazifascismo. Proprio le otto decadi piene trascorse da quell'evento epocale ci hanno indotto a scegliere il teatro Sociale per queste celebrazioni in modo da dare la possibilità a quante più persone di partecipare, di ricordare le circostanze e le ragioni che sono alla base dell'Italia democratica".

"In questo preciso momento storico - ha proseguito - noi sentiamo che l'antifascismo è l'antidoto indispensabile a un veleno che si infiltra e dilaga anche in Europa, anche nei Paesi che consideravamo la patria della democrazia". Ianeselli ha chiuso "con un richiamo all'Europa, unita proprio da quei valori di libertà e giustizia che alimentarono, dalla Scandinavia all'Italia, la Resistenza dei partigiani in clandestinità. Quell'orizzonte continentale, così ben delineato nel Manifesto di Ventotene, è l'unico capace di corrispondere ai sogni e alle ambizioni delle giovani generazioni. Rinchiuderli nel ristretto campo del nazionalismo, negare la forza delle interconnessioni tra i Paesi significherebbe avviarci verso un'epoca di barriere, insicurezza e forse anche di guerre fratricide. L'Europa immaginata a Ventotene da un collettivo di intellettuali dissidenti mandati al confino continua a parlarci: è quella del federalismo politico, della giustizia sociale, è l'Europa libera e solidale capace di contrastare gli aspetti più oscuri della sua stessa storia, dalla schiavitù al colonialismo alle mire imperialistiche".