Il lutto

Addio a don Mauro Leonardelli, per anni parroco e poi presidente della fondazione Caritas trentina

Figura nota e apprezzata, originario di Coredo, aveva 54 anni e fu alla guida delle comunità parrocchiali in val di Cembra, poi in val di Non e infine a Trento, prima della nomina al vertice dell'ente impegnato a sostegno delle persone più bisognose. Ricorrenti i suoi appelli sulle situazioni di difficoltà economiche anche in provincia e sul problema del "lavoro povero"

IMPEGNATO «Alla Caritas sempre più persone in difficoltà per l'affitto e le bollette»

TRENTO - Grave lutto nella chiesa trentina: la notte scorsa si è spento dopo una breve malattia don Mauro Leonardelli, a soli 54 anni, una figura molto nota e apprezzata in tutto il territorio diocesano.

Aveva ricoperto il ruolo di parroco in vari territori, poi da meno di due anni quello di delegato vescovile Area testimonianza e impegno sociale, presidente della Fondazione Caritas Diocesana. Qui poteva proseguire e intensificare il proprio impegno accanto alle persone e alle famiglie più bisognose.

Originario di Coredo, era stato a parroco in val di Cembra (a Giovo), poi nove anni in val di Non (dove guidava 15 parrocchie) e infine a Trento, nelle parrocchie di Piedicastello, Cristo Re, Solteri, Roncafort e Vela.

«La sua prematura dipartita lascia un vuoto nella nostra comunità, che lo ha visto crescere e impegnarsi con passione nel servizio alla fede e al prossimo.

Desideriamo esprimere le nostre più sincere condoglianze alla sua famiglia e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Il suo lavoro e il suo esempio continueranno a ispirarci», scrive oggi sui social Giuliana Cova, la sindaca del comune di Predaia.

Solo pochi mesi fa, intervistato dall'Adige, aveva sottolineato il crescente aumento del numero di cittadini che anche in Trentino si trovano in difficoltà economiche: «Un aumento progressivo delle persone che faticano o non riescono ad arrivare a fine mese sicuramente c'è. Pesa il discorso della casa e del cosiddetto "lavoro povero", a fronte del costo della vita che aumenta e degli stipendi che rimangono sempre quelli. Con 1.000-1.300 euro si pagano affitto e bollette. Non si va molto lontano».