"Contro la violenza sulle donne vanno educati gli uomini, bisogna cominciare nelle scuole"
Massimo Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia invita le istituzioni ad affiancare alle campagne di sensibilizzazione rivolte alle donne (affinché denuncino), un lavoro destinato invece agli uomini per farli uscire dagli schemi arcaici e radicati di una cultura maschilista
ROMA. Contro la violenza sulle donne bisogna partire dagli uomini. Sono loro "l'altra metà del cielo" che, nonostante le azioni finora messe in campo, continua a generare prevaricazione. Dunque, è arrivato il momento di cambiare ottica e di mettere in atto campagne di sensibilizzazione mirate al target maschile. A suggerire questo cambio di strategia anche comunicativa, dopo gli ultimi tre casi di cronaca violenta che hanno visto protagoniste tre donne, è Massimo Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia e presidente onorario della Società italiana di psichiatria.
Obiettivo, afferma, è "sdradicare una cultura maschilista arcaica che ha radici profonde". Gli ultimi casi emblematici sono quelli di Giulia Cecchettin (foto), uccisa dall'ex fidanzato, e Francesca Romano, dottoressa calabrese uccisa in un agguato al termine del turno in guardia medica.
Alle loro, si affianca la storia di una donna che a Milano si è risvegliata nuda in un ristorante dopo aver subito probabilmente violenza sessuale.
Storie diverse, naturalmente, ma che rivelano una stessa logica alla base, quella della prevaricazione. In generale, spiega lo psichiatra, "di tutti gli omicidi compiuti in Italia, il 30% sono dei femminicidi, di cui il 20% commessi da partner o ex partner: questo dato ci dice come il tema della violenza alle donne resti ancora una priorità nonostante le azioni in campo". E se è vero, da un lato, che "ci sono ancora troppo poche denunce da parte delle donne e che gli interventi delle istituzioni sono spesso tardivi e mancano in vari casi i sistemi di protezione, dall'altro lato - sostiene Mencacci - bisogna riflettere sul fatto che finora è stata fatta una grande comunicazione per sensibilizzare in primo luogo le donne. Ma il tema è che bisogna cambiare prospettiva: dobbiamo cioè sensibilizzare e fare da deterrente sugli uomini, perché le campagna fatte finora, e che sono importantissime, non vanno a colpire in modo diretto questa 'altra metà del cielo' che continua imperterrita a generare violenza".
Gli uomini "vanno cioè educati e 'costretti' ad abbandonare modalità inaccettabili di possesso e prevaricazione, scardinando una cultura arcaica che ha radici profonde e si basa appunto sulla logica della sopraffazione e della proprietà rispetto al sesso femminile". Il messaggio da diffondere alla popolazione maschile, chiarisce, è che "è inaccettabile non solo comportarsi ma anche pensare in un certo modo. Bisogna cioè liberare gli uomini da logiche di retaggio arcaico".
Non solo. Bisogna anche pensare al futuro e alle nuove generazioni, andando ad agire innanzitutto sulla scuola: "L'educazione sentimentale e affettiva nella scuole deve diventare importante tanto quanto l'italiano e la matematica", sottolinea l'esperto. Insomma, "dobbiamo continuare nelle azioni di legge e protezione nei confronti delle donne, ma dobbiamo iniziare anche a puntare all'altro obiettivo che sono gli uomini e ad oggi non ci sono campagne indirizzate a loro".
Campagne, chiarisce, che "partano dalla rappresentazione del maschile in tutti i suoi aspetti disgustosi, per poterli appunto stigmatizzare e contrastare, e l'aspetto disgustoso non è solo la violenza ma anche il pensare che la differenza di genere di per sé ponga dal lato della ragione".
Quanto a questi ultimi casi di cronaca, Mencacci lancia innanzitutto un appello alle tante ragazze che, come Giulia, si trovano a gestire relazioni con 'ex': "Non accettate ultimi appuntamenti. Gli ex che hanno manifestato segnali di violenza e aggressività sono pericolosi. Purtroppo spesso ci sono donne dal cuore grande che - afferma - fanno fatica ad accettare questa realtà".
Diversi gli altri due casi, anche se, argomenta Mencacci, "rispondono sempre ad una logica di possesso nei confronti delle donne: la dottoressa era accompagnata dal marito psichiatra, probabilmente a protezione. Mentre nel caso della trentenne che si è ritrovata nuda in un ristorante a Milano, va ribadito che non deve esistere alcun giustificazionismo e che qualunque rapporto - conclude lo psichiatra - deve presupporre sempre il consenso esplicito della donna".