A Faver "Cisco" racconta i Modena City Ramblers e oltre
Per Stefano «Cisco» Bellotti i Modena City Ramblers sono una sorta di seconda pelle. Con il gruppo combat folk emilano ha condiviso quattordici anni, «pieni di cose», come ci racconta lui in questa intervista, che ha voluto racchiudere nelle pagine del libro "Oh Belli Ciao. Ecco perché ho lasciato i Modena city Ramblers".
Pagine che saranno raccontate fra musica e parole sabato sera al Molin de Portegnach di Faver in Val di Cembra, nell'appuntamento organizzato da Sorgente '90. Insieme a Cisco, il curatore dell'opera Carlo Albè e il maestro Simone Copellini.
Stefano, da dove l'esigenza di raccontarti e raccontare il tuo viaggio con i Modena in questo libro?
«Queste pagine hanno preso forma da un'esigenza che avvertivo da parecchio tempo. Ho iniziato a scrivere queste pagine insieme a Carlo Albè più di tre anni fa. Ci abbiamo messo tanto per farlo uscire perché volevo meditare ogni passaggio. Avevo bisogno di mettere apposto alcune cose del mio passato che sentivo non essere in ordine e quindi questo libro mi è servito per sistemare alcuni fili spezzati, alcune cose che erano rimaste in sospeso».
E ci hai messo parecchio tempo.
«Fin dall'inizio ero titubante sul fatto che questo libro sarebbe davvero stato pubblicato. Intendo che non mi interessava far uscire la classica biografia di un musicista. Per questo con Carlo abbiamo lavorato su un libro che è sì una biografia ma che si può anche leggere come un romanzo e penso che il risultato rispecchi le mie attese e anche dei lettori, vista l'attenzione che ha avuto».
Quindi con il libro hai innestato una sorta di processo catartico.
«Catartico è proprio la parola giusta. Per me è stato come sdraiarmi sul lettino di uno psicanalista. Lo sforzo mnemonico di ricordare certi eventi belli, traumatici e forti e gioiosi mi ha fatto prendere ancor più consapevolezza del significato dei 14 anni che ho trascorso con i Modena. Anni pieni, strapieni di grandi cose dagli inizi naif e scanzonati, ai nostri primi dischi, ai grandi eventi e alle collaborazioni con artisti come Bob Geldof, Chieftains, Manu Chao e Francesco Guccini. Quattordici anni intensi, fra cose belle ed errori certo, a cui ho voluto dare il giusto valore e senso. Se ancora oggi ci sono ragazzi giovani che quei Modena non li hanno mai visti e che cantano le nostre canzoni significa che qualcosa di buono l'abbiamo fatto».
Cosa succederà sabato a Faver?
«Mi piace definire questo spettacolo come una sorta di intervista suonata. Non è un reading, non è un concerto ma un'intervista aperta dove Albè fa domande a cui rispondo fra parole e canzoni. Il tutto con uno schema molto libero e leggero in cui si può inserire anche il pubblico. Questa sarà una delle ultime tappe del tour perché poi nei prossimi mesi mi concentrerò sull'uscita del mio nuovo disco d'inediti».
Un nuovo tassello del tuo percorso da solista?
«Proprio in questo 2015 festeggio i miei primi dieci anni da solista e sono contento di quello che creato con la mia musica e i miei progetti fino ad oggi. Sono consapevole che per molti resterò sempre Cisco, l'ex cantante dei Modena City Ramblers, e la cosa non mi dà affatto fastidio perché vado fiero di quel passato, quella è la mia storia, fa parte di me, si sono sputati sudore e lacrime su quel lavoro e lo preservo dentro di me e lo curo e difendo dalle ingiurie del tempo».
C'è ancora spazio per una canzone, se non politica, «impegnata»?
«Più che discutere sul fatto se una canzone sia impegnata bisognerebbe che si fosse qualcosa da dire in qualsiasi campo. Io faccio passare dai tre ai quattro anni fra un disco e l'altro perché, non penso ad un album per andare in tour o per fare cassa. Ogni mio lavoro, così, esce quando ho qualcosa da dire, quando sento una sorta di urgenza comunicativa da trasmettere nei brani che scrivo e che canto. Il nuovo cd, che si intitolerà "Matrimoni e funerali", è ricco di riflessioni e spunti su cui riflettere oltre che, mi auguro, di brani da cantare, da ascoltare e da scoprire nel loro significato più vero».