La coerenza dei Fugazi e di Joe Lally, un pezzo di storia al Bruno
Tutti sanno chi sono i Rem, i Nirvana, i Pearl Jam, i Foo Fighters, i Red Hot Chili Peppers. Pochi, pochissimi, sanno chi sono i Fugazi . E quale sarebbe il legame tra le prime band citate e quella semi sconosciuta? Semplice: che le prime cinque (e ce ne sarebbero moltissime altre ancora da citare) sono fan di queste Carneadi di Washington. Se chiedeste ai vari Micheal Stipe, Eddie Vedder, Anthony Kiedis o Billie Joe Armstrong (Green Day) chi avrebbero voluto essere o diventare, vi risponderebbero senza tentennamenti: i Fugazi. Ma perché, quindi, questa band è così di nicchia, praticamente sconosciuta, se è stata un punto di riferimento per tantissimi artisti e per centinaia di band, se ha saputo influenzare scene musicali diversissime tra loro? La risposta è semplicissima: perché i Fugazi hanno scelto e voluto e preteso di rimanere sempre i Fugazi. Perché non si sono mai «venduti» (e questo non vuol dire che i big sopracitati si siano venduti), perché sono rimasti perennemente «fedeli alla linea», come cantava Giovanni Lindo Ferretti con i suoi Cccp, perché hanno sempre anteposto la musica al business. Tanto puri che sul vocabolario sotto la voce «coerenza» bisognerebbe inserire un richiamo ai Fugazi.
[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"429436","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"409","style":"float: right;","width":"273"}}]]Se cercate un po' di informazioni su di loro, post-hardcore sarà l'etichetta che più spesso troverete. Ma loro sono stati, sono (la band non si è mai ufficialmente sciolta, diciamo che è in pausa dal 2003) e saranno anche punk, rock, post rock, indie e molto altro ancora. La band si forma a Washington nel 1987: il nome è un acronimo di «Fucked Up, Got Ambushed, Zipped In», ovvero, più o meno, «spacciati, caduti in un'imboscata e messi in un sacco nero». I membri del gruppo sono Ian MacKaye, Guy Picciotto e Joe Lally: non sono nomi d'arte, anche se sarebbero strepitosi per dei personaggi dei film di Martin Scorsese, Oliver Stone o Quentin Tarantino.
La caratteristica principale dei Fugazi è la totale indipendenza da ogni circuito commerciale e una politica dei prezzi decisamente socialista: concerti a 5 dollari, dischi a 10 dollari, nessun tipo di merchandise, nessuna promozione, scelta di location «libere», nessuna intervista se non a riviste musicali che gli stessi membri della band leggevano. In una sigla «Diy», ovvero Do it Yourself, che poco romanticamente in trentino sarebbe «ràngete» o, meglio in italiano, l'arte di arrangiarsi. Il passaparola li fece diventare una band culto. Avrebbero potuto riempire palazzetti, ma hanno sempre preferito suonare nelle palestre delle scuole, in scantinati, in locali occupati, in centri sociali. Tutti dovevano avere accesso alla loro musica e, a scapito del loro guadagno personale, i prezzi dei dischi erano bassissimi. Così la loro reputazione, ma non il loro conto in banca, crebbe a dismisura.
Ancora oggi tutti quelli che sono diventati dei big e suonano negli stadi e hanno ville gigantesche, li ammirano e li rispettano, e vorrebbero magari essere rimasti come loro: indipendenti e con un unico obiettivo, la musica.
Questa lunga introduzione per contestualizzare e per provare a spiegare perché l'arrivo di Joe Lally per presentare i suoi progetti solistici rappresenti un evento di altissimo valore artistico, ma anche e soprattutto storico e sociale. Avremmo, come si conviene, dovuto scrivere fin dalla prima riga: Joe Lally, origine calabrese, nato nel Maryland, residente a Roma, bassista dei Fugazi, suonerà a Trento al Centro sociale Bruno (e dove sennò?), oggi alle 21 (apriranno i trentini Mondo Frowno ). Non l'abbiamo fatto, sperando di incuriosirvi con un breve riassunto di ciò che sono stati e sono Lally e i Fugazi: musica, coerenza, indipendenza.