Con i Fireplaces un po' di Springsteen a Trento
Il leader della band, Andrea Scarso, alias Caterino Washboard Riccardi, ha avuto l’onore di esibirsi on stage durante una data italiana di Bruce Springsteen che lo ha voluto anche negli States insieme al gruppo.
Loro sono i The Fireplaces on stage, domani alle 18 al Flambard di Trento, all’interno della rassegna A Bluesy Winter Story curata da Patrick Moschen insieme a Dennis Forti.
I Fireplaces arrivano da Padova e suonano insieme dal 2009 con un genere musicale che si basa sul folk roots rock e influenze blues tra tradizione popolare americana e british invasion, in particolare sulla reinterpretazione di brani di Bruce Springsteen, Neil Young, Rolling Stones, Tom Petty, Bob Dylan, Beatles, America, John Fogerty e brani originali scritti da Scarso e Marchiori.
Come abbiamo detto, nel 2013 durante il concerto di Padova allo stadio Euganeo, Andrea Scarso suona la washboard con Springsteen durante il brano traditional Pay me my money down risultando il musicista non professionista che vanta allo stato attuale la partecipazione live piu lunga «on stage» con il Boss. Il medesimo copione nel medesimo brano viene riproposto da Springsteen a Parigi, Stade de France nel 2014 durante la data francese del grande rocker americano.
I Fireplaces arrivano fino ad oggi con diverse cambi di line up che li hanno portati nel 2013 alla registrazione del loro primo album «Shelter from the storm» composto da dieci canzoni scritte da Scarso insieme a Carlo Marchiori. La cifra stilistica dei The Fireplaces si basa sulla massima valorizzazione espressiva dei singoli elementi, mai a discapito del «groove» collettivo che emerge fin dalle prime battute di «Shelter from the Storm». Uno stile e una consapevolezza emersi anche alla luce dell’intensa attività live, chiave per il consolidamento e l’evoluzione stilistica della band che, proponendo un repertorio misto di standard r’n’r e pezzi propri, ha affinato caratteristiche atipicamente uniche nel panorama italiano.
I The Fireplaces, come tutte le realtà che non nascondono il sincero rispetto per gli artisti del passato e le molteplici ispirazioni che hanno generato la loro passione (prima di tutto come appassionati e solo poi in veste essi stessi di creativi…), finiscono così per allontanarsi dal rischio di clonazione, derivazionismo eccessivo ed eterna ripetitività da cover e/o tribute band.
Alla fine, dunque, finiscono per essere orgogliosamente «unici» e imprevedibilmente atipici.