Ilaria D'Amico racconta Buffon «Dopo la Svezia era dilaniato»
«Gigi è preparato: da tanto immagina questo momento. Sa benissimo che nulla gli darà più quell’adrenalina che gli ha regalato il suo mestiere. C’è però tutta un’altra vita di cui ha molta fame. Ma so che per lui gli obiettivi sono fondamentali. Se oggi non gliene restassero, penso alla Champions League, avrebbe già smesso di giocare». La conduttrice di Sky Calcio Show Ilaria D’Amico, compagna dal 2014 di Gigi Buffon, racconta a «F», il settimanale femminile di Cairo Editore diretto da Marisa Deimichei, come si trova a vivere al fianco del portiere della Juventus e della Nazionale la fase più delicata e cioè il fine carriera di Buffon, in cui si parla molto in questo periodo.
La D’Amico racconta la sera della sfida con la Svezia ed i giorni che sono seguiti a quella cocente delusione:«Ero a San Siro con i figli. I minuti prima del fischio finale sono stati i peggiori: guardavo ormai solo Gigi e continuavo a pensare »questa sarà una mazzata«... Il mutismo di quel viaggio di ritorno in macchina, non lo dimenticherò mai. Gigi era un uomo dilaniato. L’unica cosa che puoi fare in quel momento è coccolare. Accudire. Lasciare che ci sia un silenzio dove però c’è una carezza costante. Il giorno dopo l’ho portato a pranzo in una cascina fuori Milano: non c’era praticamente nessuno. Noi che di carattere siamo chiacchieroni, abbiamo scambiato sì e no tre parole, poi abbiamo vagato senza meta nei campi dietro la Martesana» il racconto di Ilaria D’Amico, che ha sofferto insieme a Gigi quei momenti.
«Io ho continuato a piangere senza che lui mi vedesse, per come era sofferente. Il dolore di chi ami vorresti caricartelo sulle spalle e portarglielo via. Poi ti rendi conto che l’altro ha delle risorse molto più grandi di quelle che pensi. Dopo le prime terribili 48 ore è ripartito. In quei momenti lo vedo fortissimo». Buffon ha appena compiuto 40 anni, cinque quasi meno di lei. Un corpo giovane conta parlando di attrazione fisica? «Da adulta non sono mai stata attratta da uomini più grandi. Gigi per me non è solo corpo ma un mondo di colori e sfumature meravigliose». Infine, a proposito della depressione di cui Buffon parla nel suo libro nel 2010, la D’Amico aggiunge:«Le autobiografie bisognerebbe scriverle a fine carriera. Quel libro parlava di un ragazzo di 27 anni, non l’uomo che ho conosciuto e che ha fatto un lungo lavoro su se stesso».