Il cinema di Godard riproposto all'Astra
In queste settimane di rivisitazione riflessiva del '68 Antonio Monda nell'inserto culturale di "La Repubblica" ha indicato i dieci film che «prima, durante e dopo» hanno saputo annunciare o rappresentare "il vento" del cambiamento sia nella creazione e nella proposta di nuovi linguaggi e stili (ma anche registi e attori), di situazioni rappresentate e di storie: «Il cinema che ha raccontato e, a volte, ispirato la rivolta. Di tanti, o di uno solo».
Cita titoli conosciutissimi come «I pugni in tasca» (1965) di Bellocchio, «Il laureato» (1967) di Nichols con Dustin Hoffman, «2001: Odissea nello spazio» (1968) di Kubrick, «Easy Rider» (1969) di Hopper con Peter Fonda e Jack Nicholson fino ad «Antonio das Mortes» (1969) del brasiliano Rocha. Ed altri assai meno noti.
Fra questi vi è «Bande à part» il settimo lungometraggio del maestro della nouvelle vague Jean Luc Godard, considerato uno dei maggiori innovatori della storia del cinema del periodo. Realizzato nel 1964 (Godard sarebbe entrato più direttamente nel clima sessantottino nel 1967 con il fortunato «La cinese») non ebbe una distribuzione sistematica in Italia e fu visto solo in proiezioni "alternative" a quelle delle consuete sale cinematografiche. Eppure è stato di riferimento per alcuni importanti cineasti che sono venuti dopo, da Bertolucci (con il suo esplicito omaggio della corsa al Louvre in «The Dreamers»), Wong Kar-wai e Quentin Tarantino (che proprio «A Band Apart» aveva chiamato la sua prima società di produzione cinematografica). È stata definita una pellicola a parte, che non appartiene a nessun genere e ruba qualcosa a tutti i generi.
Il cinema Astra nel suo appuntamento mensile con «Il cinema ritrovato al cinema» oggi e domani alle 21 propone «Bande à part» .
I protagonisti sono tre amici piuttosto balordi, compagni di classe fra loro legatissimi, Arthur (Claude Brasseur), Franz (Sami Frey) e Odile (Anna Karina) della quale i primi due sono follemente innamorati.
Odile rivela a Franz e Arthur, che il pensionante di sua zia Victoria possiede una grossa somma di denaro nascosta in soffitta. I due progettano di compiere una rapina e, per convincere la ragazza a lasciarli entrare dalla zia, la corteggiano a turno e la portano a ballare. Finalmente Odile cede e porta gli amici a casa, ma il bottino non si trova. Solo il giorno successivo si riesce a trovare il malloppo nella cuccia del cane, ma improvvisamene la situazione si complica. Alla fine saranno Franz e Odile a poter fuggire insieme verso il mitico Sudamerica. Almeno tre scene indimenticabili: la corsa all'interno del Louvre in 7 minuti, il ballo dei protagonisti in un bar e la ricostruzione mimata della morte di Billy the Kid.
Gianluigi Bozza