Il ritorno dei Baustelle, tornano con l'amore e la violenza
«Cantiamo anche l’amore, ma a modo nostro e di certo non è un amore salvifico». Tornano con un nuovo capitolo discografico, a poco più di un anno da quello precedente, i Baustelle che questo venerdì pubblicano il loro «L’amore e la violenza vol.2», già anticipato in radio dal singolo «Veronica, N.2». L’album è anche quello che segue il percorso tracciato dall’ultimo volume dato alle stampe con il medesimo titolo e nel quale erano protagonisti soprattutto la rabbia e la violenza nelle loro più disparate interpretazioni.
Ora, invece, nelle liriche di Francesco Bianconi e nella musica di Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, sembra aver preso il posto, anche se in modo non totalitario, il racconto di un tipo di amore per il quale il trio ha composto dodici brani nuovi o, come dicono loro in senso vagamente ironico e facendo il verso ad un capolavoro del cinema con Jack Nicholson («Cinque pezzi facili»), «dodici nuovi pezzi facili».
«Abbiamo scritto molte delle canzoni durante il tour del volume uno - ha raccontato Bianconi - come mai prima era successo nella storia dei Baustelle. Probabilmente tutto l’immaginario che ci aveva portato alla pubblicazione del primo album di questa coppia non si era esaurito, così come non si era esaurita la necessità di scrivere e cantare a proposito di una serie di argomenti». Dal titolo che apre l’album, «Violenza», fino a quello che lo chiude, «Il Minotauro di Borges» e attraverso brani come «Jesse James e Billy Kid», «Baby», «Perdere Giovanna» e tutte le altre, l’amore di Bianconi e soci è qualcosa di fisico, combattuto e appassionato dagli inizi fino al più o meno naturale termine. «C’è sempre una guerra dentro un grande amore - hanno spiegato i tre - e se capita che, una volta finito un amore, restano solo rancori, capita anche di poterci mettere una pietra sopra, in senso positivo e di pace».
Con una struttura musicale più essenziale, salvo poi l’aggiunta di sintetizzatori per creare una continuità con il lavoro precedente, l’album è frutto di un lavoro di scrittura itinerante e per lo più basato su una chitarra, idealmente più rock e pop in senso stretto del solito.
«Quando ti siedi davanti a un pianoforte pensando ad una canzone - ha detto Bianconi - è come se su una tavolozza avessi molti più colori a tua disposizione, rispetto a quando componi con una chitarra, magari in una camera d’albergo prima di un concerto». A condire il tutto, per i Baustelle, quell’estetica cinematografica che da sempre li accompagna.
«Agli inizi della nostra carriera - hanno spiegato - mischiavamo il rock alle colonne sonore, anche perchè gli anni dei nostri inizi sono quelli durante i quali molti compositori italiani di colonne sonore, soprattutto degli anni Sessanta, cominciavano ad essere riscoperti nel mondo».
Dopo una serie di appuntamenti instore nei negozi Feltrinelli in giro per l’Italia, per i Baustelle un nuovo tour vero e proprio si terrà nel mese di aprile, dalla prima data del 7 al Mammaria di Senigallia, fino all’ultima in programma il 27 al Gran Teatro Geox di Padova.