Pop X, stasera la tappa trentina Live sul castello di Arco
È quella di questa sera, giovedì' 12, al Castello di Arco l’unica data estiva di Pop X in Trentino. Davide Panizza e la brigata dei suoi sodali, reduci fra l’altro da alcune date europee a Lugano, Bruxelles, Parigi, per l’open act della celebre band internazionale dei Phoenix e Berlino, proporranno il set legato al loro ultimo cd «Musica per noi». In apertura di serata, come ci racconta Panizza in questa intervista, un curioso esperimento sonoro fra l’organo di Simone Vebber e le contaminazioni elettroniche di mr. Pop X.
Davide, che ci fanno i Pop X al Castello di Arco?
«Spero un concerto divertente ricco di belle musiche in una location che mi provoca davvero tanta curiosità».
Quale tipo di concerto state portando in giro in questa estate?
«Si tratta di un live suonato con basso, batteria, V drum elettronica, una tastiera, un sax elettronico e una chitarra Midi».
Quali novità rispetto al passato, al modo di porti sotto il marchio di Pop X on stage?
«La scaletta è giocata sul mio nuovo album “Musica per noi” e alcuni brani che fanno parte del mio passato, psichedelia, un po’ di esperimenti e dei brani cantati con voci piuttosto elaborate».
La vostra estate è segnata da una curiosa collaborazione con Gabry Ponte, paladino dell’italodance anche con i suoi Eiffel 65: ma che cosa c’entra con Pop X?
«Alcuni brani di Gabry Ponte e degli Eiffel 65 mi sono rimasti nel cuore e quindi per me è stata una collaborazione artistica a tutti gli effetti. È stato lui a contattarmi dopo aver ascoltato un brano dei Pop X su Spotify. Diciamo che è rimasto incuriosito dalla nostra follia».
Com’è nato allora il brano Tanja?
«Tanja è stato scritto da Walter Biondani nel 2004. Sul web si trovano tracce di una versione di Tanja cantata proprio da lui. Negli anni ne ho fatto una per la dimensione live alla quale ho aggiunto una parte strumentale: quella tarantella hardcore che proprio Gabry Ponte ha pensato bene di mettere in risalto in questa nostra collaborazione».
Prima del vostro live suonerai con l’organista Simone Vebber, racconti di questo?
«Io e Simone siamo amici dai tempi del liceo: lui ha una carriera come organista e puntualmente a distanza di anni abbiamo sempre trovato il modo di collaborare. L’idea di unire l’organo ai suoni di un sax/flauto elettronico ci é venuta recentemente e una volta trovati i brani, musiche del ‘500 di Frescobaldi, B. Storace e B. Pasquini, abbiamo deciso di unirci per proporre questo esperimento, in prima assoluta proprio al Castello di Arco».
Come sono andate le cose con i Phoenix, una delle band transalpine più amate a livello globale, nella vostra trasferta parigina?
«Benissimo direi, emozionante davvero poter suonare prima di loro, anche i Phoenix erano incuriositi e colpiti dalla nostra musica ed è stato bello conoscere i fratelli Mazzalai, anche loro di origine trentina».