Nicola Conte, il 14 giugno al Mart di Rovereto, racconta il progetto "Spiritual Galaxy"
Pianeti di un'unica galassia animati da un unico grande respiro, globale e profondo, un open group che ruota attorno all'incontro fortunato tra i musicisti. E' questa una delle definizioni più suggestive date al progetto "Spiritual Galaxy", creato dall'ecclettico musicista pugliese Nicola Conte, a cui è affidata l'apertura, venerdì 14 giugno al Mart, della prima edizione del festival "Rovereto Jazz". Come racconta in questa intervista il chitarrista, dj e produttore, al suo fianco ci sarà anche un fuoriclasse del jazz come il trombettista Gianluca Petrella, con il quale ha condiviso, insieme ad artisti proveniente e da altri Paesi e altre culture, una visione musicale profonda.
Nicola Conte: da quali sue esigenze artistiche è nato il progetto "Spiritual Galaxy"?
"Sono sempre stato inquieto, non sono mai stato capace di fare per tanto tempo le stesse cose. Più di due anni fa ho sentito l'esigenza di approfondire delle tematiche musicali a me molto care legate al jazz degli anni '70 e della fine degli anni '60, di quel movimento che oggi viene indicato come "spiritual jazz". Parliamo di musicisti come John Coltraine e Sun Ra le cui esplorazioni sfociavano in una dimensione quasi metafisica e trascendentale andando a ricollegarsi ad antiche culture".
Quali?
"Le radici di tutto questo si collegavano ad antiche culture legate alle musiche tradizionali africane, orientali e mediorientali. Oltre a questo ho fatto emergere la mia voglia di esprimermi in musica contro un divenire così massificato a cui viene sottoposto l'uomo di oggi trasformato spesso solo in una sorta di consumatore, costretto quasi ad una dimensione unicamente materiale".
E come ha preso forma?
"Al mio fianco in questo progetto ho voluto Gianluca Petrella per me uno dei maggiori talenti del jazz italiano. Abbiamo incominciato a lavorare insieme e la sua presenza è stata fondamentale per me perché Gianluca ha una visione molto ampia della musica, una visione aperta alle sperimentazioni e alla scoperta di nuovi mondi. Al nostro fianco si sono aggiunti altri musicisti che ritenevamo adatti a queste esplorazioni debuttando al Medimex di Bari nel 2017 per poi andare in studio a registrare il primo disco. Il nostro resta comunque un progetto aperto, una sorta di collettivo".
E la sigla "Spiritual Galaxy"?
"L'ho scelta perché capace di far immaginare le nostre coordinate sonore e culturali. Parlando di galassie la nostra mente si proietta verso l'infinito, verso l'immensità dello spazio. La parola "spirituale" pone invece l'accento su un'idea di mondo lontana dalle contrapposizioni religiose e le divisione etniche di oggi".
Ma c'è qualcosa di pop in "Spiritual Galaxy"?
"Nelle nostre musiche proviamo ad unire quella che mi piace definire come "la galassia Sun Ra", con riletture originali, a una dimensione Afro 70's costruendo un ponte ideale fra la cultura africana, lo spiritual jazz e l'elettronica. Per quello che sono io e per quello che ho sempre fatto in Spiritual Galaxy c'è anche del pop inteso in un' accezione legata alla concezione afroamericana della black music".
Lei si è imposto sulla scena internazionale grazie al cd "Jet Sounds" capace di fondere gli elementi del jazz con la club culture: c'è ancora qualcosa da raccontare su questo fronte?
"Direi di sì: proprio insieme a Petrella stiamo lavorando a brani molto più incentrati su strumenti elettronici analogici che faranno parte del mio nuovo disco in uscita ad ottobre. In questo lavoro riprendo certe idee legate, se vogliamo, al mio passato ma realizzate con uno spirito di contemporaneità".