Ganzega, a Mori la festa comincia dal... guardaroba
La Ganzega è anche una questione di abito. Perché la festa moriana per eccellenza ha sempre un tema specifico (lo sport per l’edizione 2019), ma puntualmente calato, a partire dall’abbigliamento, nella Mori dei primi del Novecento.
Abiti importanti non solo per l’aspetto scenografico: a Mori si fa festa (il 5 e 6 ottobre), si fa “ganzega”, appunto, si sta assieme facendo delle cose belle e che fanno stare bene, ma anche prendendosi un attimo per riflettere su come si viveva prima e come lo si fa invece oggi. Con i vestiti importanti perché riescono ad unire tutto questo: bellezza, divertimento e memoria.
Rappresentano un aspetto tanto curato e fondamentale, gli abiti, che ogni anno i volontari della Pro loco di Mori se ne vanno a Milano, alla Sartoria Bianchi dell’amico e cantante d’opera Giorgio Valerio, appositamente per noleggiare oltre un centinaio di vestiti di scena tarati sul tema scelto da dare ai volontari che serviranno pasti e calici, animando osterie, vie, mostre e tutto quello che dà vita alla festa più importante dell’anno per la borgata. Una volta in Vallagarina è arrivato anche un prezioso abito indossato da Massimo Troisi: «L’amicizia che ci lega da tantissimi anni - spiega il presidente della Pro loco, Gino Comper - spinge Giorgio a darci sempre dei bellissimi abiti, anche dei vestiti indossati da grandi attori e cantanti che hanno un grande valore. Indossarli è emozionante e fa entrare un po’ più nello spirito del fare festa. Diciamo che si fa ganzega meglio, se si è abbigliati come si deve».
E poi, a fianco degli abiti che hanno indossato in scena grandi volti del cinema e preziose voci della lirica ci sono loro, i quasi 500 vestiti che i moriani hanno donato negli anni per permettere a tutti di entrare nei personaggi di una borgata di inizio Novecento e che la Pro loco tira fuori ad ogni edizione della festa: sono tutti raccolti nel magazzino trasformato in guardaroba alla caserma dei vigili del fuoco di via Terranera (<+nero_corsivo>nelle foto<+testo>). A fare da stilista per chi passa di lì in cerca dell’abito perfetto per la festa c’è Barbara Simonini, che con uno sguardo all’avventore e uno scorrere di appendini inizia a tirar fuori cappottoni a scacchi dal bavero alto o con la cappa attorno alle spalle, alla Sherlock Holmes, coppole e braghe alla zuava, camiciole bianche tutte pizzi e maniche a sbuffo per le ragazze, cuffiette coi fiocchi e cappellacci di feltro, vestiti lunghi che ricordano “Via col Vento”.
Quasi tutto proviene da cantine e soffitte, ogni anno arriva qualcuno con qualche vestito appartenuto a nonni e bisnonni: c’è perfino qualche abito da sposa, figlio di un gusto antico, pudico e pragmaticamente comodo che nulla ha a che vedere con lo sfarzo di oggi. Ma l’eleganza, quella è inimitabile. Ci sono anche vestitini da contadinelli per i bebè, giacche strette ai fianchi e calzemaglia in cui può entrare solo un adolescente. E i moriani, per quelle due ore serali di lunedì e mercoledì nelle quali Barbara apre il guardaroba della Pro loco, arrivano alla chetichella, un po’ trafelati fra il lavoro e la cena, coi bimbi in braccio che non vedono l’ora di correre fra i gonnelloni dai colori sgargianti e travestirsi.
Tutti a cercare l’abito per la sfilata della Ganzega. Una prova veloce nel camerino con lo specchio, una foto per ricordarsi chi ha preso in prestito cosa, un bigliettino con l’appuntamento per la restituzione, 10 euro di cauzione e il gioco è fatto: i moriani se ne vanno coi loro abiti sotto il braccio e qualche suggerimento che Barbara non si dimentica di dare su scarpe e giacche da abbinare al loro vestito. Dentro le tasche dei gilet di lana grossa da lavoro, sotto i cappelli civettuoli della domenica e nel pizzicore inconfondibile dei pantaloni di lana c’è tutta la storia della vita di Mori da inizio secolo fino agli anni Sessanta, pronta a rivivere nella Ganzega.