Torna «Il cielo sopra Berlino» il film cult di Wim Wenders nelle sale il 4 e 5 novembre
Due serate memorabili attendono il popolo dei cinefili il 4 e il 5 novembre: grazie alla distribuzione Viggo torna infatti in sala, a 30 anni dalla sua prima proiezione, uno dei capolavori di Wim Wenders: «Il cielo sopra Berlino» con Bruno Ganz, indimenticato protagonista. Non si tratta solo di una celebrazione in coincidenza con l’anniversario della caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989), ma del recupero del film in una versione magnificamente restaurata in 4K e suono originale recuperato che ha impegnato lo stesso Wenders per un anno di lavoro alla ricerca dello smalto irripetibile della fotografia in bianco e nero ideata da un maestro delle luci come il francese Henri Alekan.
«Nella scansione digitale - ha scritto il regista - sono stato in grado di decifrare i cartelli stradali, illeggibili per 30 anni, e le immagini sui muri di Thierry Noir, l’artista di street art ora famoso, sono tornate più vivide che mai. La città scomparsa di quel tempo è davvero apparsa ai nostri occhi, con il suo atteggiamento malinconico nei confronti della vita e il suo blues».
La vicenda de «Il cielo sopra Berlino» ruota intorno alle diverse scelte dei due angeli Damiel (Ganz) e Cassiel (Otto Sander) che percorrono Berlino e ascoltano le voci degli abitanti senza che questi li possano vedere e udire. Gli incontri con personaggi diversi (un poeta di strada dal nome simbolico di Homer, un regista di cinema che in passato era un angelo, interpretato da Peter Falk, una trapezista di cui Damiel si innamora) segneranno i destini delle due cerature celesti.
Damiel infatti rinuncerà all’immortalità per poter dividere la vita con la ragazza e diventerà parte della città tanto amata.
Girato nel 1987 come un omaggio a quella Berlino di cui oggi a stento si ritrovano le tracce, proprio come quel Muro che nel film è muto protagonista, il film restituisce anche oggi, con forza e lucidità sorprendente, una pagina di storia di cui l’artista Wenders intuisce la fine e la trasformazione.
«Allora Berlino Ovest era un luogo aspro, selvaggio ma pacifico, altamente stimolante, creativo e avventuroso. - dice Wenders -. Godeva lo status di capitale della guerra fredda ed era plasmata dal muro. In questo “melting pot” abbiamo girato il nostro film, ignari, o meglio, non potendo immaginare, che la storia universale avrebbe presto superato la nostra piccola storia di un angelo immortale innamorato di una donna in carne ed ossa».
Negli ultimi anni il recupero della memoria cinematografica anche come testimonianza della memoria storica è diventato un autentico fenomeno di massa: basti guardare ai successi sempre crescenti di festival dedicati alle immagini d’archivio come «Il Cinema Ritrovato» di Bologna o il «Festival Lumière» di Lione o alla ritrovata passione per le retrospettive come il Venezia Classics della Mostra del Cinema o la rassegna su Max Ophuls che è stata tra i punti di forza della Festa del Cinema a Roma. Con le modalità dell’evento (solo due giorni di programmazione ma grande cura nella scelta delle sale e della qualità tecnologica) anche il capolavoro di Wenders recupera quindi il suo fascino che lo ha collocato immediatamente tra le grandi pagine della storia del cinema e ha convinto il regista a dare un seguito alla storia con il fortunato «Così lontano, così vicino» del 1993 ambientato nella Germania della Riunificazione.
Il restauro del film è oggi anche un omaggio - dicono gli organizzatori - all’arte di Bruno Ganz, scomparso proprio quest’anno a febbraio, ma anche a Peter Handke, premiato con il Nobel per la letteratura e che del film fu lo sceneggiatore insieme a Richard Reitinger e allo stesso Wenders.