Il chitarrista Lorenzo Bernardi da Trento alla tournée indiana in omaggio al mandolino

di Fabio De Santi

Destinazione India per Lorenzo Bernardi. Il venticinquenne musicista di Trento sarà protagonista di sette concerti, anche a New Delhi e Calcutta, con il suo progetto Le Età d’Oro del Mandolino già presentato in numerosi festival in tutto il mondo.
Diplomato in chitarra classica al Conservatorio Bonporti ha studiato anche al Conservatorio L. Canepa di Sassari e al Conservatorio Superior de Musica di Siviglia. In questa intervista racconta la sua intensa attività di musicista ben oltre i confini nazionali.
Bernardi, quale la genesi del progetto «Le Età d’Oro del Mandolino»?
«Tutto è nato dall’incontro con il noto mandolinista italiano Carlo Aonzo, con cui ci siamo trovati in maniera del tutto inaspettata, sul cartellone degli artisti di un festival chitarristico internazionale nel 2018 ad Ho Chi Minh City, in Vietnam. In quell’occasione rimasi folgorato dal suono del mandolino accompagnato da quello della chitarra e così ho proposto a Carlo un sodalizio musicale, studiando un progetto dedicato alla musica italiana, da presentare appunto prevalentemente all’estero».
E il suo obiettivo?
«Proponiamo un viaggio immaginario attraverso regioni, stili e secoli, alla scoperta della grande tradizione musicale italiana in una parte poco conosciuta. Il mandolino in quanto simbolo dell’Italia, della sua tradizione popolare, ma anche della sua cultura più alta, merita di essere conosciuto nel suo ruolo di strumento impegnato, raffinato, virtuoso e accademico, anche attraverso la riscoperta di autori definiti “minori” ma che ci hanno lasciato pagine di repertorio di assoluto pregio artistico. Vogliamo dare un’idea di italianità diversa da quella che spesso viene associata al nostro Paese, confinata in moda, cibo ed automobili».


Un omaggio che lei porterà in tour in India?
«Venerdì, con Aonzo, tornerò in India, è la terza volta, per una serie di appuntamenti organizzati dagli Istituti di Cultura di New Delhi e Mumbai, il Consolato Italiano di Calcutta, la Indian Guitar Federation e la Calcutta Guitar Society. Sarà un tour molto intenso, in cui insieme ad Alonso attraverseremo l’intero Paese. Cominceremo venerdì 21 a New Delhi e termineremo il tour, il 27 e 28 febbraio, in uno dei luoghi più conosciuti e suggestivi in India, il celebre Victoria Memorial Hall, edificio costruito in memoria di Vittoria, Regina del Regno Unito e Imperatrice dell’India, edificato a Calcutta tra il 1906 e il 1921».
Quale attenzione ha riscontrato in India per la sua musica?
«L’ultima volta ho suonato in questo grande Paese a fine 2018, all’interno del Calcutta Guitar Festival, probabilmente il più prestigioso evento dedicato alle sei corde in Asia. Sono incredibilmente affascinato dalla cultura e dalla spiritualità di questo fantastico paese, inoltre, la risposta del pubblico è sempre stata incredibilmente entusiasta. Vi è un desiderio instancabile di conoscenza delle nostre tradizioni, e vi è un notevole interesse ed entusiasmo riguardo la nostra cultura, manifestata nel mio caso dall’espressione artistica della musica».
I suoi «viaggi sonori» l’hanno portata anche in Sud America.
«L’esperienza più recente risale allo scorso settembre quando mi sono esibito in Argentina e Cile. In Argentina ho suonato in eventi organizzati dai Circoli Trentini presenti nel Paese: è stata un esperienza emozionante, intensa e ricca di soddisfazioni. Ho avuto modo di conoscere le persone che con il loro entusiasmo mantengono viva la cultura trentina in quella terra. Vedere i sorrisi delle persone, felici di incontrare un trentino in luoghi spesso anche remoti, come le città di Roque Saenz Peña e Resistencia, e leggere nei loro volti il senso di identità e appartenenza ad un ideale di “trentinità” di un tempo passato, mi ha fatto riflettere riguardo a quanto sia importante che questi valori non vengano mai dimenticati».


Quali sono i suoi punti di riferimento?
«Devo dire che, nonostante la chitarra sia la mia passione, i miei punti di riferimento sono i grandi interpreti del pianoforte di oggi come Daniil Trifonov e Alexandre Tharaud».
A cosa sta lavorando?
«Oltre alla dimensione live, che mi porterà nei prossimi mesi anche negli Stati Uniti ed in Giappone, sto promuovendo il mio primo album “Agustín Barrios Mangoré: Al Estilo Antiguo”, edito da Da Vinci Publishing, dedicato al compositore e chitarrista paraguayano Agustín Barrios».

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