Ecco il Masterchef Italia 2020: Antonio Lorenzon, di Bassano vince e si dichiara al compagno
«Ancora non mi sono ripreso, fatico a crederci: è stata una valanga di emozioni, la più bella esperienza della mia vita, intensa, formativa, ne sono uscito più forte e consapevole». Antonio Lorenzon, di Bassano del Grappa, il nono vincitore di Masterchef, cooking show di Sky prodotto da Endemol Shine Italy, 43 anni, originario di Bassano del Grappa, di professione art director, ha conquistato 100.000 euro in gettoni d’oro, e il 12 marzo esce il suo libro grazie alla vittoria: ‘Una Cucina diversà- 8 menù per ricevere con stile (Baldini+ Castoldi Pp 224, euro 20). Ma il regalo più bello lo ha fatto lui al pubblico: mentre la Masterclass e i tre giudici Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli erano in festa, si è inginocchiato davanti al compagno Daniel (stanno insieme da 18 anni) chiedendogli di sposarlo. Ovvia la risposta: «sì».
Antonio ha conquistato tutti con la sua semplicità e umiltà. In una conversazione con l’ANSA il giorno dopo la vittoria confessa che per il momento il sogno di aprire un ristorante in Costa Azzurra, come annunciato da lui e Daniel, è posticipato: «Lo faremo ma più in là - per adesso vogliamo rimanere in Italia, ci sono tante scadenze, procedere a piccoli passi». In quale campo? «Vorrei aprire un bed&breakfast con cena inclusa a Bassano del Grappa, ma di pochi posti. Io mi occuperei del menu 15:21:43dove le persone vanno via con il sorriso, non potrei mai lavorare per come mi conosco in un ristorante stellato, troppo stress».
La finalissima di questa edizione di MasterChef Italia - ultimo capitolo di una stagione che ha ottenuto ampi consensi da pubblico e critica su Sky Uno/+1 - ha totalizzato una media record di 1.251.790 spettatori, il dato migliore degli ultimi anni. I contatti unici sono stati 1.766.007, la permanenza media è stata del 71%. Sky Uno, sottolineano dalla piattaforma, è stato il 6/o canale nazionale sul totale individui e il 4/o canale tra il pubblico 15-54 anni con il 6.57% di share, nonché canale più visto della piattaforma.
Una finale piena di tensione per i tre concorrenti che, sotto gli occhi di tutti i componenti della Masterclass e di amici e parenti accorsi in balconata, nelle due ore e mezza a disposizione hanno proposto tre menu di altissimo livello rendendo così estremamente difficile la scelta dei giudici. Una puntata dopo l’altra, lo stile culinario di Antonio Lorenzon ha conquistato sempre di più i giudici di Masterchef. Sino alla finalissima in cui si è scontrato con Maria Teresa Ceglia e Marisa Maffeo, portando a casa la vittoria.
Quando è nata la sua passione per la cucina? «Da bambino. I miei genitori lavoravano, quando è venuta a mancare nonna, una che mi preparava 30 ravioli a merenda, io tornavo da scuola e mi arrangiavo a pranzo, prova una volta, tenta una seconda e sono diventato bravino. Mio padre mi ha influenzato sulla parte creativa, visto che amava cucinare e sperimentare con piatti elaborati, mentre da mia madre ho imparato le cose più tradizionali, come tirare la pasta. È grazie a loro, anche papà purtroppo è morto, se oggi il mio stile culinario è eclettico: semplice e pieno di colori». Di tutta questa avventura che ricorda con più emozione? «Ovviamente la finale».
Nell’Invention Test Maria Teresa gli ha assegnato il secondo dello chef tristellato Paolo Casagrande: un pesce, il parago. In crisi con le salse, le ha reinventate di suo pugno. Antonio si è sentito dire che il suo era il piatto migliore dei quattro. Rimasti in tre Antonio ha presentato come menù «Vita, vecchi ricordi», un tributo al suo passato, fatto di affetti familiari e tradizioni rivisitato con slancio innovativo: come antipasto, «Baccalà e i suoi amici», in chiave moderna del baccalà alla vicentina, che faceva la sua mamma, dunque su spuma di cipolla con crosta di polenta e caviale; come primo, «Dal Grappa al Brenta», per ricordare le domeniche trascorse in famiglia a raccogliere funghi: un risotto ai porcini, uova di trota affumicate e gel di Amarone della Valpolicella; a seguire, «L’alba di settembre», un secondo a base di pernice, che rimanda alle battute caccia di caccia del papà, dunque con finferli, cipollotto fresco e tartufo nero; e infine, il «Dolce bosco» come dessert, una meringa alle nocciole con gelato al pepe di Sichuan, salsa di lamponi e mousse al cioccolato.
Chi ha chiamato appena ha vinto? «La mamma ovviamente - risponde Antonio - Daniel era lì con me, ancora frastornato per la mia proposta e l’anello che tenevo in tasca dall’inizio». Lei dice che al momento non ambisce a lavorare in un ristorante stellato, ma se Barbieri, Locatelli, o Cannavacciuolo la chiamassero in una delle loro cucine? «Magari, di corsa andrei a fare uno stage, anche gratis, imparerei tantissimo... anzi lanciamo subito un appello». Invece il suo libro che è appena andato in stampa cosa ci svela? «Il bollino di diverso mi è rimasto appiccicato in fronte sin dalle elementari: ero in sovrappeso, volevo solo starmene per conto mio a casa. La cucina è diventata il luogo in cui esprimere tutto me stesso e la famiglia era il mio intero mondo, solo lì non mi sentivo giudicato. È grazie a essa se il mio stile culinario è al tempo stesso semplice e scenografico. Mi piace pensare che debba esistere un’armonia assoluta tra ciò che mangiamo e ciò che vediamo, per questo la mia ricerca è sempre volta combinazione tra il buono e il bello. Non propongo soltanto delle ricette, suggerisco menu, ciascuno composto da più piatti».