Maria Devigili: "A Las Vegas suonando in streaming"
Bloccata negli Stati Uniti, dove vive il suo compagno, per l’emergenza coronavirus, Maria Devigili non ha certo messo da parte la sua dirompente energia sonora.
L’artista di Trento, che qui confessa di essere una “cantautrice dall’anima apocalittica”, si muove in questo periodo in una dimensione live virtuale in attesa di dare forma ad un nuovo disco il seguito di "La trasformazione" uscito per la label bolzanina Riff Records. Fra le sue iniziative la pagina Facebook “We Are The World Live streaming club” dalla quale musicisti di tutto il mondo si esibiscono in live streaming.
Maria, dove ti trovi ora?
«Sono a Las Vegas, in Nevada. La situazione qui, per ora, è più soft rispetto a quella di altre zone degli Stati Uniti. Sono relativamente “pochi” i decessi per Covid-19, un centinaio, ma sono sospese le attività non essenziali, quindi tutti i casinò e gli hotel di lusso, il fulcro della ricchezza di Las Vegas. In diverse zone degli States è impensabile fare quello che si sta attuando in Italia: c’è il timore di innescare una guerra civile, le persone hanno le armi a casa e c’è chi ha fatto rifornimento pure di quelle».
All’inizio dell’emergenza avevi provato a tornare in Italia; e poi?
«Mi trovo qui da gennaio: avevo un volo di rientro ai primi di marzo ma è stato cancellato, quindi volevo tornare ad aprile sperando che le cose sarebbero migliorate ma la situazione è solo peggiorata. Ho contattato l’Ambasciata che mi ha consigliato di prendere il primo volo disponibile per evitare problemi con assicurazione e visto. Ho comprato un altro biglietto ma si trattava di un volo con molti scali e non volevo rischiare di rimanere bloccata a New York. Se avessi saputo che c’era qualcuno ad assistermi sarei partita ma né la Farnesina né la compagnia aerea hanno risposto alle mie chiamate».
Riesci ancora a pensare alla musica e in quale modo?
«I locali in cui ho suonato mi stanno invitando a fare dei concerti in streaming e accetto volentieri, cercando di dare il meglio, preparando un vero e proprio show, ogni volta diverso. E’ un modo per stare in contatto con il mio pubblico ma anche un sistema per dare la mia solidarietà ai gestori, ai promoter, a tutte le persone che hanno creduto in me e reso possibile la mia vita in musica. Molti di loro cercano delle soluzioni creative per utilizzare questo momento di sospensione. A volte il pubblico nei locali non è cosi’ vivo e reattivo como quello online».
E ti diverte questa dimensione virtuale?
<Mi piace il fatto di poter interagire in diretta con le persone o il poter aver maggior controllo sulla regia dei miei concerti ma preferirei poter suonare su un palco vero. Non c’è molta alternativa al momento quindi cerchiamo di fare le cose al meglio>.
Stai scrivendo nuove canzoni, magari ispirate a questo momento?
«Fino a metà febbraio ero in piena attività compositiva per un mio progetto in inglese (con la sigla di Nina Kandinsky) ma l’ho interrotto con lo scoppio della pandemia.
Credo che riuscirò a comporre tra un po’ ma non adesso. Sembra un paradosso ma alcune canzoni che ho scritto anni fa sembrano legate a questo momento perché parlano di “un’età post-apocalittica sulle copertine dei giornali virtuali” o “dopo la tempesta il sole tornerà” e “resta ciò che resta, dal niente si ripartirà”. Mi reputo una cantautrice apocalittica, lo ammetto».
Altri progetti?
«Sto ultimando il video di “Superstiti” facendo riprese nel deserto circostante e lavorando alla mini-serie di clip “Las Vegas chiama Italia” collaborando a distanza con musicisti italiani. L’ultimo video pubblicato è quello con la bravissima batterista trentina Diana Aprile.
Sul fronte del “social” ho aperto la pagina facebook “We Are The World Live streaming club” dalla quale artisti di tutto il mondo si esibiranno in live streaming. Un’idea basata sul pensiero che, “se l’unico luogo ammissibile per fare un concerto oggi è la nostra casa, non esiste più un vero e proprio vincolo geografico. Quindi, perchè non creare un club virtuale con ospiti da tutto il mondo”».
Come immagini il primo live quando si potrà tornare a suonare?
«Una grande festa, con tanti abbracci e vino rosso, possibilmente un buon teroldego».