Svelato l'incipit di «Riccardino» il nuovo libro di Camilleri con Montalbano (quello vero)
“Il telefono sonò che era appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parse”. “Riccardino sono”, disse una voce “squillante e festevole”, per dargli appuntamento al bar Aurora. Ma Montalbano non conosceva nessuno con quel nome... Un’ora dopo, la telefonata di Catarella: avevano sparato a un uomo, Fazio lo stava cercando. Inutilmente il commissario cercò di affidare l’indagine a Mimì Augello, perché “gli anni principiavano a pesargli” aveva perso “il piacere indescrivibile della caccia solitaria”, insomma “da qualichi tempo gli fagliava la gana”, “si era stuffato di aviri a chiffari coi cretini”. Si precipitò sul posto, e scoprì che il morto era proprio Riccardino.
Inizia così «Riccardino», l’ultimo, atteso romanzo dedicato da Andrea Camilleri al commissario di Vigata, che lo scrittore - scomparso il 17 luglio dell’anno scorso - ha voluto che uscisse postumo e che Sellerio pubblicherà entro l’anno.
Il primo capitolo del romanzo è stato letto in anteprima il 16 maggio da Antonio Manzini, amico, allievo e in qualche modo erede di Camilleri, in occasione del Salone del Libro Extra, la maratona di dirette streaming che ha sostituito quest’anno l’evento, con collegamenti con scrittori e personaggi da tutto il mondo.
Tra le sorprese, del romanzo, il confronto-scontro tra il commissario Montalbano e il suo alter ego letterario televisivo: quando arriva sul luogo dell’omicidio, trova tutti affacciati, “pariva la festa di San Calò”.
Nel “dialogo aereo tra i balconi” qualcuno lo indica, lo riconosce. “C’è il commissario Montalbano”. “Ma quello della tv?” chiede qualcuno. “No, quello vero”, risponde qualcun altro. E a Montalbano iniziano a «firriare i cabasisi»: tutto era cominciato quando aveva raccontato una delle sue indagini “a uno scrittore locale”, “tale Camilleri”, una “gran camurria d’uomo” che ne aveva fatto un romanzo, “ma siccome in Italia leggono quattro gatti”, quel primo libro non aveva fatto rumore. Aveva poi tratto dai suoi racconti altre storie gialle, in una “lingua bastarda”, che avevano avuto un successo enorme, anche all’estero, ed erano state trasposte in tv. “ora tutti lo acconoscevano e lo scambiavano per quell’altro”, il suo doppio pirandelliano, l’attore “che non gli assomigliava ed era di 15 anni più giovane”.
L’ironia, marchio di fabbrica del successo planetario di Camilleri, spunta di nuovo di lì a poco, quando Montalbano torna in commissariato e Catarella gli dice che ha chiamato “il professore Cavilleri”. “Camilleri”, lo corregge il commissario. “Digli che non ci sono”.