Il Muse cerca «volontari» su Facebook, la Cgil attacca «Manodopera gratis, e il personale?»
Il Muse - Museo della Scienza di Trento - continua a macinare successi. Ma dietro il suo funzionamento c'è una schiera di precari, spesso giovani laureati - che non hanno un riconoscimento stabile né prospettive di carriera. Lo denuncia la Cgil del Trentino, portando alla luce l'ultimo caso: il Museo cerca «volontari» con un annuncio su Facebook.
Dice la Cgil Funzione Pubblica: «Sulla propria pagina Facebook l’ente pubblica un post di ricerca volontari: cosa che, decisamente, stride con la “diaspora”, avvenuta negli ultimi tempi, di ben 92 guide che hanno lasciato il museo.
«Emerge che, ancora una volta, non c’è alcun ripensamento rispetto alle politiche del lavoro che si sono mostrate fallimentari e che denunciamo da anni». Spiegano Luigi Diaspro, segretario generale del sindacato, e Roberta Piersanti referente del settore. «Nel post abbiamo letto che vengono definiti i volontari come: persone che "mettono a disposizione gratuitamente il loro tempo, senza una regola fissa e un orario predeterminato, durante il quale affiancano lo staff Muse"».
Ma lo staff, che in gran parte dipende da cooperative perché da tempo esternalizzato, ha contratti part time che si traducono in settimane a tempo pieno intervallate da settimane a zero ore; segue le esigenze del museo senza conoscere i turni, se non a brevissima distanza; non ha un orario e viene chiamato a operare senza regole fisse. Dunque lo staff ha 2 delle 3 caratteristiche dei “volontari” per come li definisce il Muse.
Chi fa parte dello staff, però, percepisce una retribuzione. Miserrima: in media, 800 euro nonostante lauree, master e lingue straniere parlate. Questo perché la legge Ronchey è stata utilizzata inserendo nel bando condizioni contrattuali che hanno mortificato le professionalità di alto profilo. Il capitolato speciale, pur riconoscendo - in seguito alle pressioni della Cgil - il trattamento economico normativo relativo al Contratto nazionale Federculture, ha svilito tale sforzo, assegnando livelli inadeguati alle mansioni richieste: alle guide (che da capitolato devono avere laurea e conoscere almeno una lingua straniera), è stato riconosciuto il livello B2, cioè quello dei a profili con il solo diploma.
«Nulla da eccepire – continuano Diaspro e Piersanti - sul ruolo e i nobili intenti dei volontari. Ma quanto accade da anni in maniera indiscriminata nell’ambito culturale nazionale, va ben oltre la prestazione volontaria durante il proprio tempo libero. Ci troviamo di fronte a operazioni che alimentano il sospetto che si stia provvedendo a sostituire il lavoro subordinato con prestazioni lavorative non retribuite. Speriamo che tale modello non attecchisca anche in Trentino, dove al contrario vanno definitivamente affrontati e superati i problemi legati alle penalizzanti esternalizzazioni. Abbiamo più volte chiesto, e torniamo a chiedere a Muse e Provincia, di riflettere sull’opportunità di reinternalizzare i servizi di guida e didattica. Tra le altre cose, lo stesso Muse presenta già al proprio interno rapporti contrattuali virtuosi, verso parte del personale che svolge il ruolo di guida presso proprie sedi territoriali».