Oriente Occidente: successo per i 75 eventi in 10 giorni
Si è chiuso ieri il 40° Oriente Occidente Dance Festival tra la grande soddisfazione degli organizzatori che dallo scorso anno hanno alvorato a un’edizione di grandi festeggiamenti, in occasione del 40° compleanno del Festival.
Poi il diffondersi del virus e le conseguenti misure che hanno trasformato la vita, il lavoro e la socialità di tutto il mondo, hanno modificato anche i programmi di Oriente Occidente che si è riadattato al tempo contemporaneo, rispondendo a inedite esigenze e cercando nuove risposte all’attuale situazione, senza mai rinunciare all’idea che il teatro è prima di tutto spazio di socialità e che lo spettacolo deve essere caratterizzato da una relazione viva.
Ne è nata così una edizione capace di indagare il tempo presente, che il direttore artistico Lanfranco Cis dal primo giorno definisce «di resistenza» e che ha messo al centro della programmazione il binomio corpo poetico/corpo politico.
«La scelta di questo titolo è nata proprio nei mesi di lockdown – afferma Cis – quando il dialogo con gli artisti si è fatto ancora più intenso nella ricerca di soluzioni possibili. Per noi – prosegue – corpo politico significa essere presenti fisicamente e ridefinire tutte le relazioni del singolo con la polis, relazioni che non possono essere mediate da device tecnologici. Siamo stati i primi a riportare le persone nei teatri e questo ci rende estremamente orgogliosi della nostra determinazione. Gli artisti, i programmatori e il settore della cultura in generale hanno un ruolo fondamentale nella società: questo era il momento di dimostrarlo. E le presenze al Festival e i sold out registrati, pur con la metà dei posti disponibili, ci danno la conferma che è ora più che mai necessario recuperare un nuovo senso di comunità, ritornare a vivere un rito collettivo».
Sono infatti circa 75 gli eventi live che Oriente Occidente ha messo in fila in 10 giorni di Festival, a partire dal 3 settembre, dando in questo modo anche un forte segnale di ripartenza al settore, coinvolgendo circa 30 collaboratori e lavoratori dello spettacolo, uno tra i settori più colpiti economicamente dai mesi di lockdown.
La città di Rovereto ha accolto una ventina di giornalisti dalle maggiori testate nazionali, 30 operatori di settore dal territorio nazionale, 150 artisti da tutta Europa, che grazie a un’attenta gestione della sicurezza, hanno garantito non solo al Festival di non perdere la sua identità internazionale ma anche un indotto economico non trascurabile al territorio.
Tutto questo è stato possibile grazie a un forte impegno da parte dello staff del Festival ma anche grazie alla collaborazione tra gli operatori del settore trentini e la Provincia autonoma di Trento, che ha attivato e mantenuto un dialogo costante per l’elaborazione di protocolli dedicati allo spettacolo dal vivo che si sono dimostrati più lungimiranti di molti altri emanati da altre regioni e province.
«L’emozione di rivedere i teatri pieni – sottolinea il direttore artistico – e ascoltare artisti e relatori ringraziarci perché per la prima volta rivivevano la relazione diretta con il pubblico è stata la conferma della riuscita di questa speciale quarantesima edizione».