Francesca Amodio, un libro di storie gastromusicali con omaggio ai Bastard

di Fabio De Santi

Ci sono anche i Bastard Sons of Dioniso nella pagine del libro L'osteria del palco. Storie gastromusicali di musicisti on the road della giornalista musicale romana Francesca Amodio .

Un volume, uscito per la casa editrice Polaris, che è un particolare omaggio alla storia del Mei – Meeting Etichette Indipendenti il festival di Faenza ideato da Giordano Sangiorgi che ogni anno riunisce le più importanti produzioni discografiche indipendenti ed emergenti d'Italia. In questo libro che celebra lo sposalizio tra musica, viaggio e gastronomia venticinque, fra band e cantautori, raccontano la loro idea di arte, di musica, di cibo e di viaggio attraverso racconti sinceri, liberi e senza filtri, in cui la distanza fra persona e personaggio si è ridotta fino a scomparire, spesso in un buon calice di rosso. Fra loro oltre al trio rock trentino dei Bastard troviamo anche Paolo Benvegnù, Teresa De Sio,

Perturbazione, Mauro Ermanno Giovanardi, Petra Magoni, Enrico Rava, Riccardo Sinigallia, The Niro e Umberto Maria Giardini.
Ai Bastard, leggasi Jacopo Broseghini, Michele Vicentini e Federico Sassudelli , è dedicato il capitolo «The Bastard Sons of Dioniso, una polenta variegata». Fra le pagine il trio rock trentino racconta: «La strada che sin dal 2003 abbiamo percorso grazie alla musica ci ha regalato una miriade di esperienze gastronomiche nei posti più disparati. Sceglierne uno in particolare è cosa difficile. A volte un'ottima esperienza culinaria è rimasta un terribile ricordo ai nostri palati, a causa delle circostanze in cui è stata vissuta. Ora, ad esempio, se il posto dove si mangia è troppo lontano dal palco noi preferiamo non andarci, evitando di seguire i fari di un'auto senza conoscere la meta, magari per tanti chilometri nella pianura». Talvolta i Bastard hanno mangiato, mangiato incredibilmente bene, restando direttamente a tavola sotto il palco, aspettando che si aprissero le porte del teatro o del locale. «Ma quelli sono posti troppo esclusivi – sottolineano - e bisogna scrivere almeno un nuovo album per poterci tornare».

Il loro ricordo più appetitoso si lega alla capitale: «Ci troviamo a essere noi tre, che si è appena finito di fare un nuovo album, a Roma, nei giorni in cui la promozione ti fa girare di radio in radio per le strade caotiche della capitale. In questi anni abbiamo imparato a conoscerci, ognuno di noi ha i propri gusti e le proprie allergie. Se per qualcuno mangiarsi un lampredotto toscano all'alba potrebbe essere uno sport olimpico, per altri è un'esperienza da evitare. Quello che è certo è che c'è solo un posto a Roma che ci trova sempre d'accordo: il «Ma che siete venuti a fà» che offre, come bevanda, esclusivamente birra. Ma la birra è arte, nutre, è un'esperienza unificante e ci rende felici come nelle più riuscite pubblicità. Il posto è piccolo, le spine sono tante, la birra costa un po' di più ma può arrivare da un birrificio svedese, dove l'orzo è macinato con una ruota di granito da vichinghe, nude e biondissime, su di un prato al limite del fiordo, e avere una gradazione alcolica di 18%».

La prefazione al libro è affidata al musicista bresciano Omar Pedrini , figura per noi imprescindibile da almeno trent'anni del rock alternativa italiano, che su queste pagine dice: «Qui dentro troverete interviste straordinarie dove musicisti e cantanti raccontano il loro rapporto con il cibo e la loro musica. Dalle osterie care agli Zen Circus al ristorante in Grecia della famiglia Sinigallia, scoprirete posticini frequentati dalla grande carovana della musica indipendente, luoghi intimi o dell'anima di altri che qui consegnano le loro privatissime emozioni e i loro posti del cuore e del palato. Insomma un libro che potrebbe anche diventare una vera e propria guida on the road per appassionati di musica, viaggi e buon cibo».
A rendere più "gustose", nel senso letterale del termine, queste pagine la chiusura del volume in cui è presente un "Itinerario Gastromusicale" con una raccolta dettagliata delle osterie e dei ristoranti citati dai musicisti nelle interviste.

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