«Life on Mart»: è un museo astronave. Oggi a Rai 5 il documentario di Katia Bernardi
Si annuncia come un viaggio davvero particolare alla scoperta del pianeta Mart quello che verrà proposto stasera, venerdì, su Rai 5 nel nuovo appuntamento con il programma «Art Night» in onda dalle 21.15 e considerato il più autorevole, se si parla di arte contemporanea, sul piccolo schermo.
Le immagini, dopo quelle dedicate al Museo Madre di Napoli, saranno quelle, poco dopo le 22, del documentario Life on Mart. Il paesaggio contemporaneo firmato dalla regista Katia Bernardi che torna a raccontare il suo territorio, con Corrado Measso direttore della fotografia. Un documentario, quello realizzato in collaborazione con Rai Cultura e il contributo di Trentino Film Commission, che mostrerà anche molti dei segreti del museo, qui visto come una sorta di astronave atterrata nel 2002 al centro di Rovereto, caratterizzata dalla cupola in vetro e acciaio concepita dall'archistar Mario Botta. Un'idea che ha suscitato l'entusiasmo dell'assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti:
«In un periodo storico in cui l'accesso ai musei e all'arte è limitato dalla pandemia, è interessante vedere come l'audiovisivo venga in supporto di altre forme d'arte, attraverso una sinergia locale che coinvolge, oltre al Mart, una regista trentina e la film commission, per valorizzare e mostrare ad un pubblico ampio questo luogo così importante a livello nazionale e allo stesso tempo fortemente legato al territorio trentino». Con la regista di Trento abbiamo parlato di questa sua nuova produzione, della sua passione per l'arte e dei suoi progetti futuri anche nel segno di Susanna Tamaro.
Katia Bernardi, inizierei da un titolo come "Life on Mart" che potrebbe essere letto anche come un omaggio a David Bowie.
«Sì esatto, c'è un riferimento a Bowie. Mi piace dare sempre dei titoli curiosi ai miei documentari e "Life on Mart" si collega al grande musicista inglese che con uno dei suoi classici è stato anche un uomo dell spazio. Abbiamo voluto giocare con l'idea di astronave che trasmette la struttura del Mart».
Da quali sue idee è nato questo documentario?
«Da oltre vent'anni ormai ho portato avanti un filone di documentari legati anche al mondo dell'arte contemporanea che è una mia grande passione. Avevo iniziato da alcune produzioni legate al Museion di Bolzano ed ho proseguito su questa strada anche con una pellicola su Arte Sella che era stato trasmesso da Sky Arte. Questa mia attenzione per l'arte si lega anche alla figura di mio padre che era un artista e pittore. In questo documentario di 52 minuti dedicato al Mart ho ripreso a collaborare con la casa di produzione torinese EiE film con la quale avevo già coprodotto "Funne. Le ragazze che guardavano il mare"».
Quale prospettiva del Mart danno allora le sue immagini?
«Ho tentato di offrire una visione del Mart non solo legata ad una descrizione della sua struttura e delle sue collezioni ma piuttosto cercando di dare voce a chi ci lavora, raccontando il museo attraverso le persone. Abbiamo così individuato una persona per ogni ambito e settore di lavoratori del Mart: dai responsabile dei depositi, per la prima volta le telecamere sono entrate in questa zona del museo, a quello degli archivi, che sono davvero incredibili, fino ai funzionari. Abbiamo anche intervistato Gabriella Belli, fondatrice del Mart, e l'architetto Botta che ne ha progettato la struttura».
Cosa ha scoperto che non conosceva di uno dei più importanti musei italiani d'arte contemporanea?
«Mi hanno sorpreso e affascinato i sotterranei dei Mart fra archivi e depositi. Una realtà che non conoscevo...quasi un mondo marziano tutto da scoprire».
La difficoltà maggiore nell'esplorare "l'astronave Mart?".
«Per fortuna il grosso delle riprese era stato fatto prima del lockdown della scorsa primavera. Poi ci siamo bloccati e non è stato semplice dare gli ultimi ritocchi al documentario anche se girare in questi tempi è molto complicato. Avevamo invitato anche Mario Botta a Rovereto ma considerando la sua età e la situazione pandemica ci siamo recati noi in Svizzera ad intervistarlo».
Come ha vissuto l'ultimo anno segnato dall'emergenza Covid - 19?
«Credo sia stato uno degli anni più duri della mia vita sia perché ho perso mio padre sia perché mi sono confrontata direttamente con il virus. Fortunatamente ho continuato e sto continuando a scrivere molto portando avanti dei lavori che avevo in sospeso. La gente in questo momento guarda molto i prodotti televisivi ed il nostro settore è in movimento anche per la continua nascita di nuove piattaforme. Sul piano pratico invece è ancora complicatissimo lavorare fra protocolli e normative in atto».
Cosa ci può anticipare dei suo futuro?
«Sono impegnata nella realizzazione di un documentario di lunga gestazione, è in lavorazione infatti da un paio d'anni, ed dedicato a Susanna Tamaro. Una pellicola biografica legata alla nota scrittrice: un incontro particolare che è nato proprio grazie al film "Funne"».