Stasera al Sociale la grande danza con Di Stefano e il suo “Bayadère - il regno delle ombre”
Una prima nazionale per la stagione InDanza del Santa Chiara: la nostra intervista al coreografo, e la promessa di un viaggio onirico e «psichedelico»
TRENTO. Intrecci di traiettorie e corpi in un aldilà che diventa anche lo specchio di un presente da reinventare. Sono quelli portati in scena dai danzatori del Nuovo BallettO di ToscanA nello spettacolo “Bayadère - il regno delle ombre” stasera, alle 20, al Teatro Sociale.
Una prima nazionale quella della nuova creazione di Michele Di Stefano, anche direttore e fondatore del gruppo Mk, Leone D'Argento alla Biennale Danza di Venezia 2014, che si inserisce nella stagione InDanza del Centro S. Chiara. Con il coreografo salernitano, che qui ha racconta la commissione di Cristina Bozzolini, fondatrice e guida del Nuovo BallettO di ToscanA, abbiamo parlato di questa performance che si muove nell’ispirazione dall’esotismo idealizzato di Bayadère il balletto creato a San Pietroburgo nel 1877 da Marius Petipa su musiche di Ludwing Minkus.
Michele Di Stefano, da dove l’idea di questo spettacolo?
"Lo spettacolo nasce da un'intuizione di Cristina Bozzolini, direttrice del Nuovo Balletto di Toscana, probabilmente stimolata dal desiderio di far fiorire nuove forme e nuove visioni a partire dalla solidità di linguaggio del balletto; credo anche che Cristina, con la quale avevo già stabilito una sintonia lavorando per Aterballetto, abbia visto nel mondo onirico di Bayadere una occasione per me, per il mio modo di scatenare il corpo al centro della scena utilizzando la sensibilità ed il bagaglio dinamico di performer formati alla disciplina della tradizione".
E come ha preso forma?
"Abbiamo deciso di comune accordo di dedicarci al terzo atto della piece, “Il regno delle ombre”, un atto coreografico puro e perfetto e per questo, in un certo senso “immobile”. Ci siamo chiesti come muovere questo oggetto cristallino e trasformarlo in un luogo carico di altre dinamiche e di altri significati - appunto, come questo cristallo potesse rifrangere più luce possibile. La cosa interessante è anche che questo atto è stato aggiunto al Balletto originario per valorizzare il corpo di ballo e così ho assunto un ulteriore punto di vista, dedicando il lavoro all'esaltazione delle qualità creative dell'ensemble di performer del Balletto di Toscana, che hanno risposto con grande generosità ed entusiasmo".
In quale immaginario porterà allora il pubblico di Trento questo “Bayadère - il regno delle ombre”?
"Questo è un luogo visionario, che nasce di fatto da una visione psichedelica del protagonista del balletto, il principe Solor. Ed è la visione di un incontro impossibile, perché negato dal destino. In questo momento così delicato, in cui il corpo per forza di cose si muove portando con sé un'aura immunologica, incontrarsi e sfiorarsi - partecipare e godere di una prossimità felice - diventa un gesto carico di potenziale, sul quale è stata costruita la partitura del lavoro. Essere accanto, separarsi, rinnovare il momento dell'incontro, osservare un corpo in lontananza... tutto questo crea un ambiente sospeso che apre squarci sul passato e sul futuro, mantenendo intatto il mistero del presente".
Qual è la scena più importante ed emblematica, per lei dello spettacolo?
"Lo spettacolo è come un organismo, la coreografia come un sistema meteorologico, con le sue turbolenze, le sua schiarite, la temperatura in oscillazione continua. Quindi mi è difficile rispondere a questa domanda; però, quando la musica (un lavoro prezioso, creato da Lorenzo Bianchi Hoesch) di colpo si sintonizza sulle celebri note di Minkus ed il gruppo di performer, quasi nella stessa maniera, trasforma la sua esuberanza in un disegno preciso che riecheggia i passi delle Ombre nella coreografia originaria, qualcosa si posa in un modo che ogni volta mi sorprende; è l’affiorare di una “strana stabilità” della turbolenza, come potrebbe dire un fisico".
Che effetto le fa debuttare al Teatro Sociale dopo il rinvio a causa dell’emergenza pandemica e ritrovare nello stesso tempo il pubblico in presenza?
"Siamo davvero contenti di aver mantenuto le condizioni originarie del debutto e di poter presentare il lavoro al pubblico senza snaturarlo; è chiaro che l'incertezza continua di protocollo può sfiancare ogni entusiasmo, ma a questo proposito desidero veramente ringraziare tutto il gruppo di lavoro, che ha sempre alimentato una gioiosa solidità di intenti. E, in fondo, questa ritrovata relazione tra corpi nell'ambiente sociale rinnova un patto di prossimità tra artista e pubblico che chiede a gran voce di essere ripensato alla luce di una nuova intimità e che è bello nutrire con uno spirito nuovo".
Il suo futuro si intreccerà ancora con il Nuovo BallettO di ToscanA e, se sì, verso quali nuovi progetti?
"E’ stata un’esperienza felice e sono stato accolto con grande generosità, ora quel che conta è che lo spettacolo sviluppi autonomamente tutto il suo potenziale e sarà bello ritrovarlo di quando in quando. Un legame sotterraneo ci sarà sempre ma, rispetto alla Sua domanda, ho imparato nel tempo a fare previsioni solo sui prossimi venti minuti".