"My way. Zio Bricco che ricette!": il masterchef 10 Francesco Aquila si racconta
Oggi lo chef presenta il suo libro autobiografico, condito da oltre cento ricette, per la rassegna Trentino d'Autore: «I fornelli, per me, sono il punto d'incontro di una tavolata fatta bene perché la cucina in sé fa fare l'amore e la pace nel mondo»
TRENTO. Si può giocare con la tradizione culinaria solo se si conoscono la storia e la cultura di un piatto, quello che ha significato per generazioni e generazioni. Solo così lo si può traghettare nel futuro conservandone ciò che più conta: il valore emotivo, il reale significato.
Questi i presupposti che stanno alla base del libro di Francesco Aquila My way. Zio Bricco che ricette! pubblicato da Baldini Castoldi.
Il vincitore della 10ª edizione di Masterchef Italia, diventato un vero e proprio personaggio per le sue qualità di chef ma anche per la somiglianza con l'attore Johnny Depp, presenterà il suo libro autobiografico, condito da oltre cento ricette, oggi alle Terme di Comano, alle 17, per la rassegna Trentino d'Autore. Modera Alberto Faustini, direttore dell'Adige.
Francesco Aquila, "Zio Bricco" è la sua esclamazione preferita ma anche un suo piatto: qual è il suo significato?
«Zio Bricco viene da un termine dialettale che ho sentito in un bar da alcuni signori in pensione che giocavano a carte. Tra un bicchiere di vino e l'altro uno si è arrabbiato, ha lanciato le carte sul tavolo esclamando "zio brèc".Questa scena mi ha colpito perché ho notato che lo usavano sia che fossero arrabbiati sia quando si divertivano ed ho pensato fosse un'espressione spettacolare, senza essere volgare. Mentre il piatto "Zio Bricco" voleva essere una liberazione dopo un periodo in cui, in trasmissione, ero sempre sotto tensione».
Un termine che si lega al libro in cui racconta anche il viaggio della sua famiglia dalla Puglia alla riviera romagnola: due luoghi e due cucine molto diverse.
«Quella della Romagna e della Puglia sono sia due culture che due cucine completamente diverse, anche se hanno una sfumatura molto simile, dei sapori e dei gusti che le accomunano, perché in Romagna e in Puglia c'è il mare, ma c'è anche tanta terra. E la terra unisce».
Qual è stata la scintilla della sua passione per i fornelli?
«I fornelli, per me, sono il punto d'incontro di una tavolata fatta bene perché la cucina in sé fa fare l'amore e la pace nel mondo. Cucinare è sempre stato un punto di ritrovo, di convivialità e questa è stata la mia scintilla».
Si aspettava di diventare un personaggio "pop" della cucina italiana dopo la vittoria della decima edizione di Masterchef?
«Quando fai Masterchef saresti una persona ipocrita se dicessi che non ti aspettavi di essere poi riconosciuto e di diventare popolare, quindi la notorietà fa piacere. Riesci ad avere un bacino di utenti e di lavoro molto più ampio. La cosa più bella è che puoi scegliere tu cosa vuoi fare».
Quali sono i momenti più "forti" della sua esperienza televisiva?
«Una delle emozioni più intense l'ho vissuta il primo giorno che sono entrato nella masterclass quando mi è stato dato il grembiule bianco e i miei genitori mi hanno consegnato il disegno di mia figlia con scritto "buona fortuna babbo". Mentre fra le scene che più mi rimarranno nella mente ci sono gli attimi prima di entrare nella masterclass. Lungo un corridoio si poteva leggere negli occhi di tutti la speranza e la voglia di farcela e si respirava l'adrenalina e la tensione positiva del momento».
Musica, arte, letteratura: quali sono le possibili ispirazioni dei suoi piatti?
«La musica non manca mai in casa anche se non ho un genere preferito, vado da Mozart ai Blink 182, dipende dalle situazioni, dagli stati d'animo. Se vogliamo parlare di ispirazione artistica io disegno proprio i piatti, prendo carta e penna e immagino il piatto, che può essere anche una pasta al pomodoro».
Lei ha una piccola aiutante in casa, sua figlia: ogni tanto cucinate insieme?
«Cucino molto spesso con mia figlia. Non è facile perché un bambino cambia il suo obiettivo ogni cinque minuti e quindi le do da fare cose semplici e veloci che ruotano di continuo, divido gli ingredienti in ciotole e gliele faccio versare e poi le faccio sporcare le mani. Mi fa un po' da "commis di cucina". Ovviamente molto spesso diventa un "paciugo", ma quello è normale perché si trasforma in un gioco».
Ad una persona non esperta e non particolarmente abile in cucina con quale piatto consiglierebbe di cominciare un primo approccio ai fornelli? Nel suo libro propone diverse ricette: si devono seguire in maniera "precisa" o ci si può concedere qualche variante?
«Assolutamente bisogna metterci del proprio: la cucina è esperienza di vita, perché non esiste una ricetta precisa, se così fosse tutti i piatti sarebbero uguali e privi di emozione. L'emozione la puoi trasmettere se hai un passato, delle esperienze da raccontare, dei ricordi di gusti, colori, profumi. Perché la cucina è il tuo passato».
Il suo sogno post Masterchef era quello di aprire una catena di ristoranti: a che punto siamo?
«Sono al punto zero, anzi ancora più indietro dell'idea che avevo. Dopo la ribalta tv si sono aperte e ancora si stanno aprendo talmente tante porte che diventa più difficile seguire il sogno iniziale. Negli ultimi mesi ho registrato anche un nuovo programma di dieci puntate incentrato su di me, che andrà in onda su Food Network e si chiamerà "Il volo dell'Aquila"».
Si è divertito a scrivere il suo primo libro?
«Molto, perché non volevo fosse il classico libro di cucina, ma piuttosto parlare del mio cammino e della mia strada. Per questo l'ho suddiviso il passato, presente e futuro e sicuramente voglio fare un secondo libro su di me, sulla mia vita, ma deve essere sempre un racconto basato su delle ricette».
A proposito di ricetta: una davvero imprescindibile che lei riporta in queste pagine?
«Direi la ricetta "Tavola pronta" che è l'antipasto proposto nella finale di Masterchef. Il costo totale del piatto è di 1.50, ma ha un gusto fantastico, perché non è detto che le cose dispendiose siano sempre le più buone».