L’Astra chiude, ma Artuso andrà avanti in tre sale della città: nasce il «cinema diffuso»
Da subito, si passa nella sala da 534 posti della Cooperazione, ma anche all’auditorium delle edizioni Erickson, e in un terzo spazio a Trento Sud (ancora segreto)
LA STORIA Nato per una vincita alla lotteria, morto per un affare immobiliare
TRENTO. L'Astra non chiuderà mai.
Presto arriverà il giorno in cui Antonio Artuso smetterà di proiettare i film nella sede storica di Corso Buonarroti (sarà il 10 dicembre) ma dal giorno dopo li proietterà nella Sala della Cooperazione in via Segantini.
Attenzione: proprio il giorno dopo; non due o tre, o una settimana. Nascerà così il Nuovo Cinema Astra. E sarà un "cinema diffuso": potrà sempre contare su tre sale da proiezione anche se, diversamente da oggi, in luoghi distanti l'uno dall'altro.
Il primo è appunto la Sala della Cooperazione: i lavori sono a buon punto, i posti a disposizione 534. Il secondo è la sala da 400 posti del Centro Studi Erickson a Gardolo.
Il terzo è ancora un mistero ma dovrebbe trovarsi nell'altra periferia geografica della città, quella sud. Probabilmente lo verremo a sapere stasera dopo la riunione del Comitato di progetto: vi parteciperanno Erickson e la Federazione trentina della cooperazione, ovviamente, e poi Consolida (Consorzio della cooperazione sociale trentina), la cooperativa sociale Mandacarù e quella di servizi socio-assistenziali Vales. Sono loro i soci sicuri ma qualcun altro è vicinissimo all'accordo (e non sono soggetti di secondo piano).
La famiglia Artuso sarà "partner tecnico": Antonio avrà il compito di definire la programmazione e reperire i film.
«Oggi il Comitato di progetto si riunisce per definire il tutto», spiega Fausto Zendron, presidente della cooperativa sociale Mandacarù. «Noi siamo tra i promotori dell'iniziativa e il perché è presto detto: l'Astra non poteva chiudere. L'Astra non è solo un cinema, ma un progetto culturale. Nelle sue sale è passato un certo tipo di film», non solo il tipo leggero, intende Zendron, ma quello impegnato, di qualità, di nicchia, se volete. Film che hanno un'anima.
«L'Astra deve continuare», riprende Zendron, «e deve farlo con chi l'ha gestito in maniera egregia in tutti questi anni», la famiglia Artuso, appunto.
«Secondo motivo: Mandacarù è un produttore di cultura nell'ambito del commercio equo e della finanza solidale e ha prodotto rassegne cinematografiche come "Tutti nello stesso piatto". Questo progetto troverà nella nuova "casa" del Cinema Astra la sede perfetta».
La "casa" aprirà tra meno di un mese. «L'obiettivo è quello», conclude Fausto Zendron, «ma una data certa non c'è ancora. In ogni caso l'Astra non chiude: andrà avanti con la stessa società finché a gennaio subentreremo noi. Le proiezioni non s'interromperanno: ci sarà una continuità, garantita dalla sala. Il giorno che la sala vecchia chiuderà i battenti, aprirà la nuova. Gli abbonati all'Astra o chi ama andarci può dormire sonni tranquilli».
Lo fa capire anche Dario Ianes, co-fondatore del Centro Studi Erickson e docente di Pedagogia e didattica dell'inclusione all'Università di Bolzano: «Noi, amici di Artuso e fedeli spettatori dell'Astra, non potevamo rassegnarci alla chiusura. Finché si è sviluppato questo consorzio, questa società, tra persone che hanno a cuore la cultura del territorio. Una bellissima operazione territoriale. Ed Erickson vuole avere un ruolo sempre più attivo nella comunità trentina».
Per questo progetto il Centro Studi metterà a disposizione la sala da 400 posti: «L'obiettivo è ospitare gli incontri con i registi e gli appuntamenti in stile cineforum», precisa Ianes.Antonio Artuso, intanto, ha cominciato il conto alla rovescia: «Manca un mese» all'inizio della nuova avventura, dice. Artuso è prudente, pensoso e parla lentamente come avesse paura di rompere il giocattolo che in tanti stanno amorevolmente costruendo.
Un giocattolo che gli preme moltissimo perché la sua famiglia lo ha creato nel 1952; quell'anno nacque l'Astra.«Il Cinema Astra in Corso Buonarroti rimarrà aperto fino al 10 dicembre. Noi appoggiamo il progetto della Federazione trentina della cooperazione e degli altri soggetti coinvolti nell'operazione».
E l'idea del "cinema diffuso"? «Siamo sempre in cerca di spazi», sospira Artuso.
Il compendio di Corso Buonarroti, come si sa, è stato venduto a un'azienda immobiliare. Dove ora c'è il cinema sorgerà un complesso residenziale.