Musica / L'intervista

Boosta: "Vi racconto il mio post-piano, quando anche il pianoforte diventa meravigliosa distorsione da post-rock"

Davide Dileo, dai Subsonica alle morbidezze inquiete del live "The Post Piano Session", in scena oggi, mercoledì 1° dicembre, all'auditorium Melotti di Rovereto

di Fabio De Santi

TRENTO. Il pianoforte al centro, il suono come colonna sonora di un viaggio intimo. 

È questo il biglietto da visita che presenta Davide “Boosta” Dileo per il suo “The Post Piano Session” con quattro live unici, in attesa di lanciare il suo nuovo album, fra i quali anche quello di oggi, mercoledì 1° dicembre all'Auditorium Melotti di Rovereto per la nuova Stagione musicale del Centro Santa Chiara.

In questo concerto, come ci racconta qui il tastierista dei Subsonica, esplorerà i territori del post rock accompagnato dal suo piano.

Boosta, da dove l'idea di un live come "Post Piano Session"?

“Ho voluto dare voce a una delle anime preferite che mi porto addosso da quando ho iniziato a suonare. Il pianoforte è uno strumento meraviglioso e ha una tavolozza di colori amplissima che ti permette di viaggiare in infiniti mondi: c’è il pianoforte rock, il classico, preparato, trattato. È un campo meraviglioso di sperimentazione e di gioco, come dovrebbe essere sempre la musica”.

Le forme saranno dunque solo strumentali?

"Portare in giro un concerto che ha come protagonista il piano non significa solo fare il pianista che suona dei pezzi e delle composizioni ma significa portarsi uno strumento dietro che ha una tavolozza molto ampia per accompagnare l'umore e i pensieri delle persone: è questo che dovrebbe fare il concerto e che dovrebbero fare tutti i concerti. Poi la possibilità di un concerto strumentale diventa ancora più affascinante perché senza la parte lirica il testo ce lo mettono le persone nella loro testa mentre ti ascoltano. È bello vedere il viaggio personale di chi ti viene a sentire. È come se io mettessi insieme i viaggi di tutti, compreso il mio che sono sul palco mentre faccio quello che mi piace fare e mi perdo nelle note, nei suoni che nascono, crescono e muoiono".

Quindi questa Piano session è l’introduzione a tutto questo nuovo capitolo?

“Direi di sì: un capitolo iniziato con Facile di cui ci sarà un accenno e che prenderà luce il prossimo anno col nuovo disco in cui il pianoforte diventa quasi una tela bianca su cui dipingere sia a livello compositivo di relazione tra armonia e melodia sia anche e soprattutto di suono per cui il pianoforte può sostituire tranquillamente la voce dell’anima sia con un piccolo canto estremamente pulito sia con un canto più gravoso quando hai bisogno di distorcere.

In questo periodo in cui l'empatia ce la siamo lasciata alle spalle diversi lockdown fa, trovo molto bello stare insieme alle persone in tutta tranquillità, senza ansia da prestazione... suonare per chi hai davanti e farti vedere anche un po’ più fragile perchè il concerto non è tutto preparato ma c’è una giusta dose di improvvisazione che ti consente una libertà fantastica”.

Il post rock è un genere legato alla chitarra e lei invece punta sul piano.

“Il post-piano vuol dire che il pianoforte diventa altro rispetto a quello per cui è stato concepito. C'è anche questo bel gioco con il post-rock che è un genere adatto al mio modo di vestire la musica perché credo abbia la profondità che serve, lo spazio necessario a far risuonare e non solo suonare le armonie e gli accordi e ha quella dose di emozione che in questo momento è utile. È utile avere uno strumento che ti aiuti a tirarla fuori. Di solito è un genere estremamente chitarristico però è anche vero che la distorsione è un concetto meraviglioso e universale che si può applicare tranquillamente anche al pianoforte acustico”.

Negli ultimi anni eravamo abituati a vederla oltre che nei Subsonica anche nei panni di dj.

“Mettere i dischi per me è sempre molto divertente perchè rappresenta un colore della paletta infinita che la musica ti può dare. Deve però esserci la situazione adatta. Quindi se c’è l'occasione e la situazione giusta e ho il desiderio di farlo ok ma non deve essere solo il fatto di avere una data in più segnata sul calendario. Io sono estremamente laico su tutte le esperienze musicali e non della mia vita: se è una cosa che merita di essere fatta la faccio, che sia alta o bassa, con qualunque sfumatura di colore. La cosa importante è avere la possibilità di dare qualcosa”.

Nell'epoca della musica digitale, dei singoli mordi e fuggi ha ancora senso l'idea di album per lei?

“Per me l'album continua ad avere un senso perchè è come una collezione di fotografie dei momenti che hai vissuto. E’ come quando tu porti un amico a casa (o portavi ai tempi che furono) e gli facevi vedere l'album delle vacanze: un singolo è la fotografia di un attimo e va benissimo ma un disco racchiude in 8-10-12 fotografie di quel momento esatto in cui lo registri. Secondo me è un bel gesto di memoria. Credo che il disco abbia ancora molto senso perchè è un piccolo viaggio intorno a quello che stai vivendo. È come far sedere qualcuno sul divano insieme a te e fargli vedere un album di fotografie, piano piano, una pagina dopo l'altra, per mostrare un percorso e non solo la foto di un momento”.

comments powered by Disqus